LORENZO OTTANELLI
Cronaca

Federico Buffa racconta Jordan: "Sul palco il carisma del più grande"

Il giornalista domani sera al Teatro romano di Fiesole con lo spettacolo sul ’23’ dei Chicago Bulls "Qui mi sento un po’ come al San Carlo. E Firenze è una città fondamentale della mia vita".

Federico Buffa è giornalista, telecronista di basket e commentatore sportivo

Federico Buffa è giornalista, telecronista di basket e commentatore sportivo

"Per chi ama il basket sarà un’ode al più grande giocatore di tutti i tempi, per gli altri è un’ode a un uomo molto complesso che ha avuto notevole importanza alla fine del Novecento". Lo presenta così Federico Buffa il suo spettacolo ‘Number 23. Vita e splendori di Michael Jordan’ che domani sera alle 21,15 andrà in scena al Teatro romano di Fiesole. Un teatro che è ormai il luogo d’adozione del giornalista, telecronista e ormai uomo da palcoscenico che è Buffa.

Sul palco il racconto di un campione. Perché Michael Jordan?

"Perché lo ritengo il più grande atleta del Novecento insieme a Muhammad Ali e Diego (Maradona, ndr). Ormai gli sportivi hanno sostituito gli attori nel controllo dell’immagine del mondo".

Jordan ha abbandonato il basket nel 2003 ma ancora oggi è tra le personalità più conosciute.

"Se le sue scarpe sono le seconde più vendute significa che è stato il primo uomo a diventare un brand. Non stiamo parlando più, quindi, solo della storia dello sport ma anche della comunicazione".

Una grande carriera nell’Nba e alle Olimpiadi. Poi uno stop e il baseball. Cosa era accaduto?

"Lì la situazione era al limite. Suo padre venne assassinato. In quel contesto ci si chiedeva a chi avesse firmato assegni perdendo buche di golf. Prende, quindi, una pausa con un pretesto. Ma lui era abituato a dominare il mondo e quando torna al basket, due anni dopo, è nella sua versione migliore. Quello è il più grande triennio della storia dello sport".

Lei ha incontrato Michael Jordan. Com’è dal vivo?

"Dominante, estremamente carismatico, molto complesso, con una vibrazione in hertz spaventosa".

Com’è stato il suo arrivo in teatro?

"Fino al 2013 raccontavo a Sky solo l’Nba. Poi il mio direttore volle trasferirmi al calcio. E nel 2014 girai 10 storie legate ai mondiali di calcio. Tra chi vide quelle puntate c’erano anche Emilio Russo e Caterina Spadaro del Teatro Menotti di Milano. È nato così lo spettacolo sulle Olimpiadi del 1936, che debuttò nel 2015 con tre serate. Da lì sono nati tanti altri spettacoli". Com’è il suo rapporto con Fiesole e con Firenze?

"Il Teatro di Fiesole ci ha invitato tante volte, essere lì è un po’ come essere al San Carlo. Firenze, invece, è una città fondamentale della mia vita. Passo almeno quattro volte l’anno".

La passione per il basket com’è nata?

"Mi è sempre piaciuto, anche se sono cresciuto tennista e calciatore. Poi nel 1972 ho visto una partita con un giocatore che mi sembrava una divinità sportiva. E da quel momento il basket è diventato il mio sport preferito".

Passione che la porterà al Teatro Verdi con ‘Otto Infinito’ su Kobe Bryant. Come sarà quello spettacolo?

"Non avrei mai pensato di farlo. L’unica cosa che per tre anni ho ripetuto è che la sua morte è terribilmente simile a quella di Gaetano Scirea. Poi un film mi ha ispirato. Ho iniziato così a scrivere appunti che potevano portare a uno spettacolo".