
Duomo di Firenze
Firenze, 12 maggio 2025 – Il 12 maggio del 1887 venne inaugurata la facciata del Duomo di Firenze, esattamente tre secoli dopo lo smantellamento della facciata medievale di Arnolfo Di Cambio. Nei sedici anni successivi furono create anche le tre grandi porte di bronzo, che andarono a sostituire le precedenti di legno e nel 1903 la facciata era compiuta. Dunque, quella che i visitatori da tutto il mondo oggi ammirano, non è nata insieme alla Cattedrale, ma è venuta solo successivamente. La facciata di un edificio antico è un po’ come il volto di una persona: è la parte pubblica e rappresentativa che lo qualifica all’esterno. La Cattedrale di Firenze ha cambiato “faccia” ben tre volte nei sei secoli della sua storia. Sono passati esattamente 138 anni da quando la Cattedrale di Santa Maria del Fiore ha svelato al mondo il suo “nuovo” volto, la maestosa facciata neogotica che oggi milioni di visitatori fotografano e ammirano ogni anno. Eppure, quella facciata – tanto iconica quanto recente nella lunga storia dell’edificio – è frutto di una gestazione tormentata durata secoli, tra demolizioni, progetti mai realizzati e concorsi architettonici carichi di implicazioni culturali e politiche.
Nel 1887, dopo decenni di discussioni e una lunga serie di concorsi pubblici, fu finalmente inaugurata la facciata progettata da Emilio De Fabris. Una costruzione che si inserì, idealmente e visivamente, nella tradizione medievale fiorentina, con marmi bianchi, verdi e rossi e un linguaggio gotico che voleva richiamare le origini libere e civiche della città. Ma non tutti sanno che, fino ad allora, la “faccia” del Duomo aveva cambiato più volte aspetto – o addirittura era rimasta incompiuta per secoli. La prima versione della facciata fu quella progettata da Arnolfo di Cambio alla fine del Duecento: un tripudio di mosaici, logge, statue e rilievi, molte delle quali firmate da maestri come Donatello e Nanni di Banco. Una facciata fastosa ma mai portata a termine, che venne definitivamente smantellata nel 1587 per volontà del granduca Francesco I de’ Medici. Con la rimozione, oltre all’apparato decorativo medievale, si perse anche una parte significativa dell’identità originaria del Duomo: le statue furono disperse, alcune andarono distrutte, altre conservate in depositi o trasferite in ville private. Nel corso del Seicento furono molti i tentativi di restituire una dignità decorativa al prospetto del Duomo. Grandi architetti dell’epoca, da Buontalenti a Cigoli, si cimentarono in progetti che però non videro mai la luce.
L’unica realizzazione concreta fu una facciata dipinta, ideata per un matrimonio granducale nel 1689, che sopravvisse – seppur sbiadita – fino all’arrivo della fotografia nel XIX secolo. Fu solo con l’Unità d’Italia e la proclamazione di Firenze a capitale che si tornò a parlare concretamente della facciata. Il neogotico, divenuto stile ufficiale della nuova Italia unita, fu scelto per evocare un glorioso passato medievale e civile. Dopo numerosi concorsi e dibattiti, il progetto di De Fabris fu selezionato. A sei mesi dalla sua morte, l’opera fu infine svelata alla cittadinanza e inaugurata con solennità il 12 maggio 1887. Oggi, la facciata del Duomo si presenta come una perfetta sintesi di storia, estetica e identità collettiva. Ma sotto i suoi marmi lucenti, si nasconde una lunga vicenda di trasformazioni, sogni incompiuti e rinascite culturali. Le sue statue, alcune originali e molte sostituite da copie per motivi conservativi, raccontano un’epopea di bellezza e resilienza. E, nel vicino Museo dell’Opera del Duomo, è possibile ammirare un’eccezionale ricostruzione in scala 1:1 della prima, perduta facciata medievale, un tributo alla memoria di ciò che fu e alla potenza simbolica del “volto” di una città.