LORENZO OTTANELLI
Cronaca

Concerto nel segno di Miles Davis. Il jazz in versione ’cool’ in fattoria

Giovedì a Villa di Colognole andrà in scena il nuovo progetto sonoro dedicato al grande trombettista

I grandi nomi del jazz toscano riuniti nel progetto ’In a Miles Octet’: la performance giovedì a Villa di Colognole a Pontassieve

I grandi nomi del jazz toscano riuniti nel progetto ’In a Miles Octet’: la performance giovedì a Villa di Colognole a Pontassieve

Non c’è jazz senza tromba e non c’è storia del jazz senza Miles Davis. Perché di artisti come lui è difficile trovarne, oggi come ieri. Capace di spingersi in terreni inesplorati, di tenere la barra dritta, anche quando i critici si coalizzano e lo stroncano. Un passaggio su tutti, quello verso l’elettrico, che non andrà giù a tanti e che lo renderà, invece, ancora più iconico, insieme alla sua figura distaccata ma d’impatto, con i suoi vestiti Versace e la postura da icona pop. Ed è sulle note di questo cambiamento che giovedì alla Villa di Colognole di Pontassieve arriva ‘In a Miles Way Octet’ per una serata di Jazz in Fattoria, la rassegna di Chianti Rufina curata da Franco Baggiani che si sviluppa nei territori, nelle fattorie e nelle ville storiche della Valdisieve. L’appuntamento è dalle 19 in via del Palagio, con degustazione e concerto a seguire (il costo del biglietto è di 20 euro, con prevendita disponibile su eventbrite.it).

‘Nel segno di Miles Davis’ debutta quindi a Colognole con lo stesso Baggiani alla tromba in un omaggio alle musiche che il ‘principe delle tenebre’ ha composto e pubblicato tra il 1966 e il 1969, da ‘In a Silent Way’ per arrivare a quel disco senza tempo che è ‘Bitches Brew’. A portarlo in scena è una formazione composta da grandi nomi del jazz toscano, tra i quali Marco Ortolani e Giacomo Downie al sax, Stefano Scalzi al trombone. Ma non mancano Valerio Morelli alla chitarra, Filippo Pedol al basso e Andrea Melani alla batteria. Musiche di Miles Davis, tuttavia, riarrangiate da Diego Carraresi, che rivede le strutture armoniche e ritmiche dei brani, senza però snaturarle. È lo stesso Franco Baggiani a spiegare che la compagine ha scelto "una lettura più ‘cool’ che si rifà al primo Miles, cercando un suono d’insieme che riporti alle intenzioni originarie. Un percorso difficile, intrapreso con entusiasmo e determinazione". In fondo, un jazz unico quello di Davis, dalla interpretazione alla composizione, capace di volare sopra ogni continente e sopperire ad un carattere difficile. C’è una foto bellissima di Davis, che incarna la sua essenza: è giovane (o forse così appare), ha gli occhi chiusi, la tromba gli sfiora le labbra, mentre accavalla le gambe, seduto sopra a una semplice sedia da ufficio. È lui e la sua musica, il resto scompare altrove, ma nella testa le sue note fanno eco, come giovedì, quando si spanderanno in mezzo ai vigneti e all’uva matura della Valdisieve.

Lorenzo Ottanelli