REDAZIONE FIRENZE

Camarena sul palco del Maggio: "È come se fosse la prima volta"

Il noto tenore vestirà i panni di Nadir in Les pécheurs de perles, capolavoro giovanile di Georges Bizet

Il noto tenore vestirà i panni di Nadir in Les pécheurs de perles, capolavoro giovanile di Georges Bizet

Il noto tenore vestirà i panni di Nadir in Les pécheurs de perles, capolavoro giovanile di Georges Bizet

Un Oriente dai tratti indefiniti per una storia semplice e vera, dove amore e amicizia si scontrano nella loro universalità. Les pécheurs de perles, capolavoro giovanile di Georges Bizet di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario della morte, apre il cartellone autunnale del Teatro del Maggio. Sul podio, alla guida di Orchestra e Coro, un raffinatissimo specialista: Jérémie Rhorer. La regia, in prima italiana, porta la firma di Wim Wenders e arriva dalla Staatsoper Unter den Linden di Berlino. Il taglio è cinematografico, volutamente essenziale per esaltare la bellezza di una musica che ‘sa raccontare’. Martedì 16 settembre alle 20 la prima, domenica 14 la generale aperta agli under 30; tre repliche: 19, 21 e 23 settembre. Nel ruolo della giovane sacerdotessa Leyla, la soprano armena Hasmik Torosyan; Lucas Meachem sarà Zurga, capo dei pescatori, mentre Huigang Liu è il sacerdote Nourabad. Il tenore Javier Camarena, idolo dei melomani per tecnica ed espressività, interpreta il protagonista Nadir.

Questa è la sua seconda volta al Maggio…

"Sì, ma è come se fosse la prima. Ero il Duca in Rigoletto nel febbraio 2021 in piena pandemia: una rappresentazione a porte chiuse. Firenze era una città fantasma: tutto chiuso e grigio. Adesso me la godo in tutta la sua bellezza: le passeggiate, la buona cucina. E finalmente posso cantare davanti al pubblico. Sono molto emozionato".

Les Pécheurs: un titolo splendido ma non così popolare…

"È un’opera perfetta per il grande pubblico: peccato che l’enorme fama di Carmen le faccia ombra. Il libretto è semplice e realistico; i personaggi incarnano sentimenti in cui ognuno può riconoscersi. Bizet ha composto la parte di Nadir per una vocalità ancora molto vicina al falsetto, diversa rispetto a quella che studiamo oggi: dunque non è semplice dare uniformità espressiva a un discorso melodico scomodo, spesso in pianissimo nel registro acuto. Un’aria per tutte: la celebre "Je crois entendre". Il ruolo è complesso anche sotto il profilo interpretativo ed esprime un conflitto atroce: l’amicizia fraterna che lega Nadir a Zurga contrasta con la passione per Leyla, amata da entrambi".

Lei e Juan Diego Florez: una gara a suon di do di petto?

"Assolutamente no: sono gli amanti dell’opera a metterci in competizione. Abbiamo un repertorio simile ma le nostre voci sono molto diverse. Stima e ammirazione sono reciproche e ci accomuna una grande responsabilità: quella di essere considerati i migliori…"

Qual è il suo bilancio dopo vent’anni di carriera?

"Gratitudine nei confronti di un pubblico che mi ha sempre sostenuto con calore e di una famiglia dalla quale sono spesso lontano. Poi tanta soddisfazione, nonostante i sacrifici, lo studio, la fatica. Per il futuro, meno acuti e ruoli più ‘comodi’ per la mia vocalità: sul virtuosismo prevale la forza dell’interpretazione per scolpire l’anima di un personaggio. Meno Rossini, più Donizetti: quello più lirico e meno ‘spinto’: Edgardo, Nemorino, Roberto Devereux. Poi Alfredo in Traviata, il Romeo di Gounod e prossimamente spero anche Faust".

Tra i grandi del passato, a chi si ispira?

"Il mio mito è Fritz Wunderlich, per il timbro, l’espressività e tutto il resto. Poi Alfredo Kraus per la tecnica e Pavarotti per il cuore: un mix esplosivo…"

Chiara Caselli