STEFANO BROGIONI
Cronaca

Attacco al consolato americano, il terrorista autodidatta: tradito dalla rivendicazione

Informatico di 22 anni, posizioni antisioniste maturate sul web dove ha creato un gruppo “vicino” a Hamas. Escluse connessioni con i gruppi organizzati. Il video fatto dallo smartphone

Il giovane viene portato via nell'auto dei carabinieri

Il giovane viene portato via nell'auto dei carabinieri

Firenze, 4 febbraio 2024 – La portata dell’allarme si è ridimensionata. Ma che l’attentatore del Consolato Usa sia una sorta di giovane autodidatta senza, a prima vista almeno, connessioni con i gruppi di Hamas, fa tenere ugualmente alta la guardia, anche dopo un risultato che una sinergia di investigatori - dai carabinieri, con i Ros, alla polizia, con digos e postale - ha raggiunto in tempi record.

Da ieri, il presunto responsabile del lancio di due molotov contro la parte posteriore dell’edificio di lungarno Vespucci che ospita la sede diplomatica a stelle e strisce, è a Sollicciano. E’ accusato di terrorismo, le molotov che avrebbe anch’esse prodotto in proprio vengono equiparate ad armi da guerra. Gli vengono contestate pure delle aggravanti, come l’aver agito di notte o l’aver esposto a pericolo la pubblica incolumità: in una zona densamente abitata, piena di macchine in sosta, se le bottiglie incendiarie avessero raggiunto un mezzo "avrebbero potuto determinare un effetto di potenziamento esponenziale delle fiamme".

Ma chi è, il presunto terrorista? Al nome di Moh’d Dani Hakam Taleb, su Google, risponde l’indirizzo di un consulente informatico con sede nella zona di Novoli. E’ nato a Firenze nel 2002. I suoi genitori sono entrambi stranieri: il padre è giordano, la madre palestinese.

Il 22enne, buon grado di scolarizzazione, non era presente negli archivi della polizia politica, a differenza di qualche lieve cenno sul conto del padre. Nessun precedente penale.

Taleb non risulta neanche un attivista: mai, ad esempio, era stato segnalato alla manifestazioni pro Palestina che, da ottobre in qua, si sono ripetute anche a Firenze. Non risulta neanche un frequentatore dei centri islamici: né della moschea cittadina di piazza dei Ciompi e neanche di realtà più piccole, tipo quella di Pontassieve.

Perché l’abitazione perquisita da carabinieri e polizia si trova a Dicomano. Ma anche qui il 22enne simpatizzante di Hamas ("Non siamo Hamas, siamo ’con’ Hamas e con tutti i combattenti della resistenza contro l’occupazione sionistica terroristica", si legge nel gruppo che si riconosce nel nome “The Whole World is Hamas“ (il mondo intero è Hamas) non ha mai dato troppo nell’occhio: "Siamo dispiaciuti e sorpresi. Mai si sono verificati episodi che facessero immaginare la presenza a Dicomano di persone in grado di compiere tali gesti", ha commentato il sindaco di Dicomano Stefano Passiatore.

Nell’appartamentino del 22enne, alcuni elementi "plurimi e convergenti", come sottolineato dal procuratore capo Filippo Spiezia, che "consentono di ritenere, con elevato grado di probabilità, la riferibilità soggettiva delle condotte illecite, incluso il video di rivendicazione, al soggetto nei cui confronti è stato disposto il fermo".

E’ stata infatti ritrovata la tuta mimetica indossata dal soggetto protagonista del video di rivendicazione diffuso ad alcuni testate il giorno successivo all’azione scattata intorno alle 3.30 di giovedì mattina. Ma non solo: nello smartphone, ora sotto sequestro, ci sarebbero tracce della composizione di quella rivendicazione. E sempre il suo cellulare avrebbe agganciato il reticolo di celle telefoniche che coprono l’area del Consolato Usa.

Un "lupo solitario" che avrebbe completato nei canali di Telegram la sua “radicalizzazione“ ma al tempo stesso molto acerbo e non abbastanza scaltro da non lasciare tracce, materiali (è stato ripreso dalle telecamere) e virtuali.