PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

Assalto al parco eolico, l’ingegnere minacciato: “Noi offesi e accerchiati. Poi ci hanno scortati fuori”

Niccolò Bruschi racconta i minuti di paura vissuti sul crinale del Giogo di Villore: “Mai visto nulla del genere, cercavano lo scontro: abbiamo evitato il peggio”

Il gruppo dei manifestanti incappucciati che si sono introdotti nel cantiere del parco eolico in Mugello

Il gruppo dei manifestanti incappucciati che si sono introdotti nel cantiere del parco eolico in Mugello

Firenze, 8 luglio 2025 – L’ingegner Niccolò Bruschi giovedì scorso sul crinale del Giogo di Villore c’era. Era insieme a due suoi colleghi, nel cantiere dove da mesi Agsm ha avviato i lavori per la costruzione dell’impianto eolico industriale di Villore-Corella, tra Vicchio e Dicomano. Ed erano all’opera anche tre operai forestali. Si sta ancora lavorando alla realizzazione dei collegamenti stradali nel bosco, necessari per innalzare sul crinale le gigantesche pale eoliche e sono da realizzare le piattaforme in cemento. Intanto, per la costruzione delle strade sono stati necessari sbancamenti e abbattimenti di faggete. Che avevano suscitato forti proteste dai gruppi ambientalisti. Ma mai era accaduto niente del genere.

E l’ingegnere Bruschi rivive quei momenti ad alta tensione, rivede le decine di persone a volto coperto e il loro atteggiamento minaccioso.

Ingegnere, che cosa si prova in situazioni come queste?

“In un momento del genere la fanno da padrone la tensione, il nervosismo e anche un po’ di paura. Cinquanta persone incappucciate, che improvvisamente ti accerchiano e inveiscono. Io la protesta la rispetto, finché rimane in determinati canoni. In questo caso questi canoni di rispetto sono stati completamente sforati”.

Come ha reagito?

“Beh, si lavora soprattutto sull’istinto. E ho cercato di instaurare una conversazione, un confronto, con toni civili, tentativo che però non ha ottenuto riscontri positivi. Io e i miei colleghi abbiamo ricevuto offese e minacce che a mio giudizio erano mirati a far scattare lo scontro. Ma io e i miei colleghi siamo riusciti ad evitare che le cose trascendessero”.

Poi cosa è accaduto?

“Ce ne siamo andati, ma non da soli. Ci siamo mossi, ma ci hanno accerchiato, sempre con toni minacciosi e provocatori accompagnandoci lungo il tratto del crinale. Alla fine se ne sono tornati indietro, e noi abbiamo potuto lasciare l’area”.

Questo è accaduto giovedì scorso?

“Sì, l’attacco ha visto due fasi; nella prima giovedì, sono stati danneggiati un paio di mezzi, mentre sabato sera le attrezzature sono state prese di mira tutte, e il danno è difficilmente stimabile da quanto è ampio”.

Le era mai accaduta una cosa del genere?

“No, è la prima volta. In passato, in altri cantieri, abbiamo avuto proteste civili, come è normale che sia. Stavolta è sfociata in una modalità difficilmente controllabile. Non ci sono stati per fortuna momenti di violenza fisica, ma ho avuto la netta sensazione che la stessero ricercando, che cercassero l’occasione per lo scontro”.

Chi erano gli aggressori?

“Avevano tutti il volto coperto, ed è difficile dare una descrizione precisa. Sembravano comunque, almeno quelli con i quali ho avuto a che fare io, giovani di età, diciamo in media sui trent’anni. E anche la loro provenienza, dall’accento, era varia: qualche toscano sicuramente c’era, ma vi era anche gente da fuori, non saprei dare, l’ho detto anche alle forze dell’ordine, precise indicazioni per l’identificazione”.

Con quale stato d’animo tornerà in cantiere?

“Un po’ di paura, confesso, è rimasta, ma sale di più la rabbia e il desiderio di portare a termine al più presto un progetto che ritengo fondamentale per il futuro energetico della nazione”.