YLENIA CECCHETTI
Cronaca

Inclusione e lavoro. Un accordo per aiutare le persone più fragili

La firma del protocollo che sancisce le modalità di intesa per il Servizio Integrato è stata messa ieri a Empoli e vede partecipare la Sds dell’Empolese Valdelsa. Valdarno Inferiore e Arti, l’agenzia regionale per l’impiego .

La firma del protocollo. del Servizio Integrato Inclusione e Lavoro

La firma del protocollo. del Servizio Integrato Inclusione e Lavoro

Unire sociale e lavoro per accompagnare le persone più fragili verso percorsi di autonomia e inclusione. È l’obiettivo del nuovo Protocollo d’intesa per il Servizio Integrato Inclusione e Lavoro (SIIL), firmato nella sede del Centro per l’Impiego di Empoli dalla Società della Salute Empolese Valdarno Valdelsa e dalle articolazioni territoriali di Arti – Agenzia regionale toscana per l’impiego. Con l’accordo, i Centri per l’Impiego di Empoli, Castelfiorentino, Santa Croce sull’Arno e gli sportelli territoriali di Fucecchio e Cerreto Guidi lavoreranno stabilmente in sinergia con i servizi sociali per costruire percorsi personalizzati, calibrati sui bisogni complessi delle persone in condizioni di fragilità. Alla firma hanno partecipato, tra gli altri, la Presidente della SdS Empolese Valdarno Valdelsa e sindaca di Castelfiorentino Francesca Giannì, le dirigenti di Arti Monica Becattelli e Stefania Dini, Franco Doni direttore della Sds e l’assessora regionale con delega alla formazione professionale e al lavoro Alessandra Nardini.

"È un passo necessario per unire sociale e lavoro e offrire risposte integrate grazie a una sempre maggiore collaborazione tra sociale e servizi pubblici per l’impiego– ha sottolineato Nardini –. Non vogliamo che i cittadini più vulnerabili vengano rimpallati da un ufficio all’altro: con il SIIL si evita la frammentazione e si costruiscono opportunità reali".

Ha lanciato una sfida impegnativa l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli, collegata in videoconferenza. "Siamo alla sesta firma, l’obiettivo è arrivare a 28, come i nostri ambiti territoriali. Le persone, tutte, devono essere messe al centro". "Il lavoro - ha aggiunto Giannì - è integrazione ma può diventare anche discriminazione, specie quando è precario o irregolare. Senza reddito non c’è accesso ai servizi e chi vive nell’ombra spesso non viene visto. Anche la pubblica amministrazione incontra difficoltà a fare inserimenti mirati: i vincoli normativi rischiano di vanificare gli sforzi. Abbiamo identikit di candidati ideali ma i posti restano vuoti perché non si riesce a rispondere alle procedure normative diventate stringenti. Servono facilitazione, snellimento". Un richiamo al ruolo delle istituzioni è arrivato da Paola Pozzoli, responsabile dell’unità lavoro e inclusione della SdS. "Non possiamo delegare alle imprese la responsabilità dell’accoglienza delle persone con fragilità. È una responsabilità pubblica. La missione dei servizi è affinare gli strumenti e fare un salto in avanti. Il terzo settore per decenni è stato protagonista, ma da solo non basta più, serve un impegno corale".

Un impegno già vivo con un’aula - quella di via delle Fiascaie - gremita. C’erano rappresentanti del terzo settore, cooperative, imprese, amministratori locali. Tutti concordi sul valore del lavoro come strumento di emancipazione, capace di restituire dignità a donne sole, ex detenuti, persone con disabilità o in condizioni di povertà. Il Protocollo è un cambio di paradigma vantaggioso per tutti; punta a colmare il divario tra domanda e offerta, valorizzando anche i talenti invisibili. "Le aziende non sono più quattro mura e un cartellino da timbrare - ha concluso Barbara Antonini, che guida Confindustria nell’Empolese Valdelsa -. Sentono il valore del sociale e non vogliono vivere l’inserimento come un obbligo. C’è disponibilità a sedersi a un tavolo e a costruire insieme percorsi. Non si tratta solo di giustizia sociale, ma di una concreta possibilità di crescita per il territorio".