IRENE PUCCIONI
Cronaca

Fiascaie, l’antico mestiere rivive nel mosaico dei ragazzi di Cerbaiola

Riprenderanno vita, ai lati della fontana pubblica della via, i personaggi che l’hanno abitata: le fiascaie, donne operose che impagliando...

I ragazzi del centro diurno di Cerbaiola al lavoro per la realizzazione dei mosaici che riproducono il lavoro delle fiascaie di Castelfiorentino

I ragazzi del centro diurno di Cerbaiola al lavoro per la realizzazione dei mosaici che riproducono il lavoro delle fiascaie di Castelfiorentino

Riprenderanno vita, ai lati della fontana pubblica della via, i personaggi che l’hanno abitata: le fiascaie, donne operose che impagliando i fiaschi contribuivano a incrementare le magre risorse finanziare della famiglia. Con la raffinata esecuzione del mosaico ceramico verrà arredata la strada più caratteristica del borgo alto che i castellani conoscono come via dei Preti, ovvero via Forese Adimari. Ma ciò che fa di questo arredo – oltre otto metri di estensione – un’opera ancora più straordinaria è che la realizzazione è stata fatta dall’Associazione I ragazzi di Cerbaiola del centro diurno disabili sulle colline di Empoli, già protagonisti di tanti lavori di arredo di spazi pubblici e scuole. Il Consiglio della Regione Toscana nel 2020 li volle anche premiare con una mostra a Palazzo Bastogi. Dietro a tutto questo ci sono l’arte, la regia e la memoria dell’artista castellana Bruna Scali. A breve i pannelli verranno collocati sul muro di via Adimari. Uno accanto all’altro andranno a rievocare quella piccola storia di vita sociale con quelle donne protagoniste che sulle seggiole basse, per poter rufolare sui monti di sala a terra, sceglievano i fili più adatti per rivestire il fiasco che tenevano sul grande grembiule fra le gambe, girandolo di volta in volta. La stessa Bruna Scali, all’epoca una bambina, è stata diretta testimone e protagonista di quell’operosità realizzando le cordelline che venivano poi cucite al fiasco. "Chi ha vissuto come noi – racconta Scali – una infanzia a far cordelline fra canti, burle e pettegolezzi di giovincelle e vecchie non può dimenticare la vivacità del centro storico, quello più povero e caratteristico, in cui ognuna spronava l’altra ad acquisire perizia nel fare, maturando al contempo la coscienza sociale dei propri diritti. Una storia lunga e intrecciata come le strisce della sala che si cuciva intorno a quella pancia di vetro verde". Presto un lungo mosaico ricorderà tutto questo.

Irene Puccioni