ANDREA CIAPPI
Cronaca

È morto il maestro Armani. “La sua ’giovane’ firma per le collezioni Allegri”

Il ricordo degli imprenditori empolesi sul lungo rapporto di collaborazione. Talento, innovazione e bellezza: una storia che ha lasciato il segno

Addio al grande stilista Giorgio Armani, aveva 91 anni (Foto Ansa)

Addio al grande stilista Giorgio Armani, aveva 91 anni (Foto Ansa)

Empoli, 5 settembre 2025 – La moda è in lutto per la scomparsa di Giorgio Armani, ma da noi la morte del sire delle tendenze dell’abbigliamento, con il contorno dei riflessi sulle imprese e sull’occupazione, ha un significato più ampio del semplice cordoglio, in particolare per la famiglia Allegri (giganti della moda made in Empoli) che con il grande Giorgio avevano un rapporto che affonda le radici negli anni. I primi contatti con l’allora giovane creatore di moda risalgono a tempi lontani. «Molti anni fa – dice Dianora Allegri, una delle più importanti rappresentanti della dinastia omonima –, all’inizio della sua parabola imprenditoriale, il creatore di moda disegnò per qualche tempo alcune delle nostre collezioni». In un certo senso, si può dire che la famiglia Allegri avesse visto in anticipo i numeri di quel giovane creatore del gusto italiano, e successivamente conquistatore del mondo della moda, tanto da farne un elemento importante delle possibilità di sviluppo dell’azienda.

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Se una parte delle collezioni di Allegri (a lungo l’azienda è stata un’affezionata ‘cliente’ di Pitti Uomo di Firenze, la manifestazione per eccellenza a livello mondiale della moda maschile) si deve ad Armani. È chiaro, poi, che anche l’impresa vinciana (con proprietari rigorosamente empolesi) ha dato qualcosa al creatore di moda, se non altro in termini di una sicurezza lavorativa che molti dei suoi colleghi, molto spesso, potevano soltanto sognare.

Poi il giovane stilista crebbe, com’è normale che accada per chi ha i numeri, e le strade si divisero, ma non per sempre. Quando si trattò di affidare le proprie preziose idee alla realizzazione di qualche impresa, Armani si ricordò dell’azienda di casa nostra, che divenne un punto di riferimento per la produzione, in questo caso su indicazione dello stilista, della realizzazione di una parte rilevante di ciò che usciva dalle capaci mani di sua maestà Giorgio. Il rapporto durò molto a lungo, probabilmente perché il saper fare della manodopera di Allegri si coniugava senza problemi con la visione, sempre innovativa, del grande ‘autore’ di un pezzo importante della moda del nostro Paese, quel settore economico che ha dato tante soddisfazioni agli imprenditori. Ma anche per i lavoratori c’era la soddisfazione e l’orgoglio di aver potuto dare vita a quei prodotti di cui tutto il mondo, e non è una vanteria, parlava.

Per la famiglia Allegri, riteniamo, c’è anche la consapevolezza di aver avuto nella propria scuderia, per così dire, colui che sarebbe diventato il re incontrastato, pur con tanti aspiranti al ruolo, di quel variopinto mondo dell’ineffabile piacere di indossare un abito piuttosto che un altro. E con questa semplice scelta di creare, o disfare nel caso di insuccessi, le fortune del dorato mondo della moda, si sono misurate imprese, come Allegri, che hanno fatto del buon gusto una ragion d’essere, sia pure operando per le grandi firme. Infatti, a Empoli, si ricorda anche il rapporto di Zani (la confezione si trovava dove adesso c’è l’Agenzia delle Entrate) con Versace, altro nome di spicco della galassia della moda degli anni ruggenti. Il lavoro, comunque, non era il solo collante. Basti pensare che Dianora Allegri parla, a proposito di Giorgio Armani, di «amicizia e di familiarità reciproca durate negli anni».