
Pensioni, novità in arrivo
Firenze, 26 ottobre 2023 – Come già accaduto lo scorso anno, il governo ha confermato l'anticipo del conguaglio della rivalutazione 2023 per le pensioni, solitamente pagato a gennaio, e che i pensionati riceveranno nell'assegno di dicembre. Non è però solo l'unica novità. Dal 2024 saranno ridotte al minimo le possibilità di uscita anticipata dal lavoro rispetto a quella di vecchiaia, che è a 67 anni di età. Vediamo, in dettaglio, cosa cambia.
La rivalutazione delle pensioni dal 1 dicembre
Pensioni più alte da dicembre, ma non per tutti. La perequazione massima è dello 0,8%, che si va ad aggiungere alla rivalutazione calcolata all'inizio del 2023 del 7,3% per raggiungere l'inflazione annua media 2023 dell'8,1%. L'aumento sarà massimo per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo Inps, ovvero fino a 2.101,52 euro lordi mensili, all'85% per le pensioni con importi tra quattro e cinque volte il minimo, quindi sopra i 2.210 e fino a 2.626,90 euro. Si scende al 53% per le pensioni tra cinque e sei volte il minimo, cioè fino a 3.125,28 euro, poi al 47% tra sei e otto volte il minimo (soglia a 4203.04 euro), al 37% tra otto dieci volte il minimo (soglia a 5.253,80 euro), per infine ridursi al 22% per le pensioni superiori a 5.254 euro lordi, pari a oltre dieci volte il trattamento minimo. Basandoci su una pensione di mille euro al mese, risulta che l'aumento lordo di inizio anno è stato di 73 euro e da dicembre salirà ancora di 8 euro, per un totale di 81 euro lordi di aumento in un anno.
Arriva quota 104, stretta sul pensionamento anticipato
Dal 1 gennaio 2024 addio a quota 103, arriva quota 104. Con la quale avranno la possibilità di uscire dal lavoro coloro che hanno 63 anni di età e 41 di contributi, anziché degli attuali 62 anni e 41 anni di contributi, salvo che si tratti di caregiver, disoccupati, gravosi e disabili, per i quali basteranno 36 anni di versamenti contributivi. Per le donne, invece, sarà sufficiente aver versato 35 anni di contributi. Uscendo a 63 anni dal lavoro si avrà però anche un taglio della quota di pensione calcolata con il sistema retributivo che potrà arrivare ad una penalizzazione massima del 10% che subirà chi il 1 gennaio 2024 avrà maturato i 41 anni di contributi e che potrà avere la pensione, secondo le nuove finestre mobili nel privato, solo dal 1 agosto 2024. Le finestre per l'uscita sono infatti state allungate: saranno di sei mesi per il privato e di nove mesi per il pubblico. Non saranno invece interessati dal taglio chi ha maturato i requisiti nel 2023 e decidono di uscire nel 2024, oppure il caso limite di un 65enne dipendente pubblico che ha compiuto dunque il limite ordinamentale per la permanenza in servizio nella pubblica amministrazione.
Ape sociale e Opzione Donna, cosa cambia
Ape Sociale e Opzione Donna dovrebbero confluire in un unico fondo di flessibilità in uscita con età sempre a 63 anni e anzianità contributiva variabile: per le donne 35 anni di contributi, 36 anni per i lavoratori uomini caregiver, disoccupati, invalidi con almeno il 74% e gravosi e 41 anni in tutti gli altri casi. L'età di accesso a Opzione donna sale anche in questo caso di un anno, in particolare 61 anni per le donne senza figli, 60 anni per le donne con un figlio, 59 anni per le donne con due o più figli.
Dal 2025 adeguamento alla speranza di vita
Partirà dal 2025 l'adeguamento alla speranza di vita per chi va in pensione, indipendentemente dall'età, raggiunti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, Resta la finestra mobile di tre mesi.