Caro benzina, la verde servita tocca quota 2.2 euro in Toscana

Gli effetti della guerra in Israele e dei ponti di primavera. I benzinai: “Il vero problema sono le accise”

Carburanti, rialzi in vista

Carburanti, rialzi in vista

Firenze, 16 aprile 2024 – Sono stabili negli ultimi due giorni i prezzi della benzina in Toscana. Secondo il ‘listino’ pubblicato sul sito del ministero delle Imprese e del Made in Italy la media nella regione è di 1,9 euro il litro per la benzina self e 1,8 per il gasolio, ma non mancano i distributori dove si superano ampiamente i 2 euro al litro. Il prezzo più alto in Toscana è all'isola del Giglio, 2,2 euro per la verde self, una cifra che, nel caso del servito, si trova anche sulla terraferma. Per esempio in piazza Donatello a Firenze o sulla statale 674 all'altezza di Monteriggioni o, ancora, in via Aprile a Montignoso, in provincia di Massa.

I prezzi, tra l’altro, sono attesi in aumento nelle prossime settimane, per effetto da una parte della guerra in Israele e dall'altra dei ponti di primavera, del 25 aprile e del 1 maggio.

Come si forma il prezzo dei carburanti

Sono tre gli elementi che compongono il prezzo dei carburanti. Il primo è il costo della materia prima (quindi del petrolio, con gli indici Wti, Fateh e Brent che misurano le quotazioni), poi c'è la componente fiscale, formata da Iva e accise, quindi il margine lordo che determina i guadagni di distributori, intermediari e venditori che fanno parte della filiera che va dalla raffinazione alla distribuzione.

Il prezzo netto industriale della benzina viene determinato dall'agenzia Platts di Londra in base al costo del petrolio, raffinazione e trasporto. L'agenzia definisce il valore di una tonnellata di benzina e gasolio in dollari americani prima della vendita da parte delle raffinerie e a questo fanno riferimento (non sempre, però) le compagnie petrolifere e molti operatori dell’elettricità e del gas.

Il prezzo industriale della benzina, nel quale si trova anche il margine di guadagno dei distributori, rappresenta il 42% del prezzo finale, mentre la componente fiscale incide per il 58%. Per quanto riguarda il gasolio, invece, la componente fiscale è inferiore, anche se, con il suo 51%, supera la metà del prezzo totale, mentre il restante 49% è rappresentato dal prezzo industriale. In dettaglio, sulla benzina il margine di guadagno dei distributori è attorno al 10% del prezzo finale della benzina, mentre sul gasolio non supera l'8%. Ciò significa, perciò, che se la benzina self costa 2 euro, il margine di guadagno del distributore sarà pari a 20 centesimi.

I benzinai: “Il vero problema? Le accise”

“I venti di guerra in Medio Oriente fanno sì che il prezzo dei carburanti un po' salga, ma il vero problema sono le accise. L'attuale presidente del consiglio Giorgia Meloni, in campagna elettorale, aveva promesso l'abolizione delle accise, salvo poi, dopo essere stata eletta e una volta diventata premier, non mantenere la promessa. Non solo, ha perfino eliminato gli sconti sulle accise introdotti dal governo Draghi”, commenta Federico Valacchi, presidente Faib Confesercenti Firenze. “Infatti, se su un prezzo di 1,9 euro medio, tanto costa ora la benzina, tolgo quei 30 centesimi che aveva eliminato Draghi, si va ad 1,6 euro, ovvero ai prezzi che c'erano subito dopo il Covid. Oltre ad aver tolto gli sconti, il governo ha introdotto l'obbligo per i distributori di esporre i prezzi, dando in qualche modo la colpa degli aumenti dei carburanti ai gestori. In realtà, i prezzi della benzina sono aumentati perché non ci sono più gli sconti sulle accise. Questo settore nevralgico – conclude Valacchi – ha bisogno di una riforma strutturale, quella che ci hanno promesso, ma che stiamo ancora aspettando”.