
Emanuele Bernardini, autore, agricoltore e artista della Valdichiana; il suo appello. prende forma in un documento-denuncia
di Laura Lucente
"Non erano solo strumenti: erano preghiere. Nella loro forma ricorre un canone segreto, una geometria aurea, una ricerca del bello che attraversa le epoche". Così Emanuele Bernardini, autore, agricoltore e artista della Valdichiana, introduce il suo appello alla memoria collettiva. Un appello che prende forma in un documento-denuncia e nel romanzo "Nel riflesso del Diaspro", nato da una lunga ricerca personale sul campo, tra i terreni di una valle che potrebbe custodire, secondo lui, una delle testimonianze più antiche della presenza umana in Europa. Da anni Bernardini segnala il rinvenimento, avvenuto in circostanze fortuite, di reperti litici e fossili "risalenti al Paleolitico inferiore e medio, e in alcuni casi forse ancora più antichi".
Oggetti consegnati al Museo del Cassero di Castiglion Fiorentino e notificati alla Soprintendenza, che però – spiega – "non hanno mai generato sopralluoghi, né indagini ufficiali". "Li ho trovati camminando, lavorando la terra, osservando. Sono pietre incise, punte geometriche, lastre che mostrano segni di un linguaggio simbolico, forse sacro, costruite secondo la sezione aurea, come accade nei grandi monumenti megalitici europei" racconta Bernardini.
Reperti che, a suo dire, uniscono funzione e spiritualità, testimonianza tangibile di un sapere primordiale. Nel corso degli anni, ha cercato il confronto con archeologi, storici, artisti, professori universitari italiani e internazionali. Tra i nomi figurano Emmanuel Anati, Silvia Bello del British Museum, Mons. Fiorenzo Facchini dell’Università di Bologna. Eppure, il suo appello sarebbe rimasto sostanzialmente inascoltato. "In cinque anni – conferma Bernardini – non si è visto un solo tecnico, un solo archeologo sul posto. Solo silenzio". Una condizione che Bernardini definisce come "inerzia sistemica", frutto – a suo parere – di un sistema culturale che "resiste alle informazioni che non provengono da circuiti accademici". "Chi lavora fuori dall’università viene spesso ignorato, anche quando documenta contenuti fondati. È una forma di auto-difesa delle gerarchie scientifiche, che temono di perdere controllo, fondi, visibilità".
Ma il punto, secondo Bernardini, è un altro: "Se tutto ciò fosse confermato, la mappa della preistoria europea andrebbe riscritta. E questo fa paura". Nel documento, Bernardini sottolinea anche l’urgenza di un’azione concreta: "L’erosione del suolo, l’aratura, l’edilizia rurale stanno cancellando ogni giorno tracce che potrebbero rivelarsi decisive. Non possiamo più aspettare". Il suo messaggio si rivolge ora a tutta la comunità: "Ho fatto la mia parte. Ho cercato, documentato, denunciato. Ora la responsabilità è vostra: sindaci, istituzioni, cittadini. Non potete più dire di non sapere".