
Un operatore su 4 ha chiuso l’attività, specie tessile e calzature. Confesercenti: "Troppe incertezze" .
di Serena Convertino AREZZO "Quasi quasi, sarebbe stato meglio starsene a casa" a parlare è una commerciante, una delle tante dietro ai banchi della storica Fiera del Mestolo. Un’edizione ridotta in offerta e - spiegano in coro- in affluenza, con vendite drammaticamente basse. Elena Santini fa questo lavoro da oltre 30 anni. Scuote la testa. Il suo è un banco particolare: è uno dei pochi rimasti a vendere animali. Le vendite sono ridotte al minimo e pesciolini, tartarughe, uccelli e coniglietti rimangono nelle gabbie: solo gli animali più piccoli e meno costosi sono acquistati dai genitori, spesso su insistenza (e grandi pianti, dice Elena) dei bambini. "La gente non ha soldi, i prezzi aumentano e anche noi facciamo fatica. Dobbiamo sostenere i costi della merce, del mantenimento e della presenza alla fiera, ma i visitatori cercano di spendere il meno possibile".
Stessa storia ai banchi di alimentari. Claudio Picchi, storico venditore di dolciumi arrivato da Fucecchio, non usa mezzi termini: "Quest’anno è l’anno zero, il peggiore: le spese sono tante e le persone comprano poco o niente". Ricorda con nostalgia le edizioni di qualche decennio fa, quelle degli anni ‘90: "Una volta c’erano i trattori, le macchine, una parte espositiva che attirava davvero la gente. Adesso non c’è più niente: non è più una fiera, è diventato un mercato come quello del sabato". Per lui la chiave è tornare alle origini: "Bisogna riportare la tradizione, solo così tornerà anche la gente".
Che la chiave di volta sia anche la scelta dei giorni? "Fare la fiera in settimana non aiuta, sarebbe molto meglio nel weekend", osserva Giancarlo Dainelli, arrivato da Firenze per dare una mano a un amico con un banco di abbigliamento. "Dopo il Covid c’era stata una piccola ripresa, ma adesso è di nuovo molto difficile vendere: la gente è sempre meno rispetto agli anni scorsi. Servirebbero anche convenzioni per i commercianti, che si spostano da un posto all’altro con spese continue da sostenere. Sarebbe almeno un incentivo a restare". Sempre meno banchi, infatti, ma anche meno affluenza.
Il problema, non pare esser stata tanto la pioggia di mercoledì. "Ieri con il temporale è stato un disastro, inutile dirlo. Oggi va un po’ meglio ma comunque la gente compra poco", racconta Domenico D’Angelo, che da 35 anni porta avanti uno dei banchi storici e più simbolici della manifestazione: quello dei taglieri, degli utensili in legno e naturalmente dei mestoli, che danno il nome alla fiera. "Quest’anno è davvero andata male, un declino netto rispetto agli anni passati. Sicuramente sarebbe meglio se la fiera si facesse nel weekend".
A confermare le difficoltà della storica Fiera del Mestolo non ci sono soltanto i racconti degli operatori, ma anche i numeri, che tracciano un quadro di sofferenza del settore. "Il commercio ambulante sta attraversando da anni una fase di difficoltà, legata non solo al calo dei consumi", ricorda Lucio Gori, responsabile provinciale di Anva Confesercenti. "Hanno inciso l’incertezza normativa, la pandemia, la concorrenza dell’online e il mancato ricambio generazionale. In Toscana le imprese del settore in cinque anni sono calate del 16,7%". Tutti fattori cui si aggiungono, secondo Gori, anche la crescente dequalificazione dei mercati, sia in termini di offerta che di professionalità degli operatori, l’abusivismo e una legislazione "troppe volte insufficiente e non aderente alla realtà dei mercati".
Il quadro aretino segue la tendenza regionale: guardando ai dati della camera di Commercio, nel comune capoluogo le attività di commercio al dettaglio ambulante sono passate dalle 304 registrate nel 2020 alle 239 del 2024, il che significa che è andato perso quasi un quarto del totale del commercio ambulante made in Arezzo. Particolarmente colpito il comparto tessile di abbigliamento e calzature, con un crollo da 147 imprese a 110, mentre anche la categoria “altri prodotti” ha perso oltre venti attività. In totale, un 21,4% di esercizi commerciali in meno nel giro di cinque anni.
Parlano i numeri, ma anche il circuito dei re del Mestolo. Per una minestra, di anno in anno sempre più povera.