
L’opera di Neri di Bicci riportata alle dimensioni originarie: era costata 100 fiorini, la predella fu devastata dalle bombe nel 1943
Fornasari
Nel Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna di Arezzo, la sala detta Salone del Camino del Mosca è dedicata alla pittura del Quattrocento e ospita la tavola con la Madonna della Misericordia con San Michele Arcangelo, San Nicola di Bari e San Bernardino di Neri di Bicci (1419-1491), oggi restaurata. Essa è stata eseguita su commissione dell’aretino Michelangelo Asterelli per la chiesa di Santa Maria delle Grazie nel 1456.Nelle sue Ricordanze Neri di Bicci, erede della grande bottega fiorentina del padre, Lorenzo di Bicci, ci informa che la tavola fu pagata la somma di cento fiorini. Doveva essere alta quattro braccia e mezzo e larga quattro e doveva avere due pilastri laterali poggianti su un gradino ed essere sormontata da una trabeazione secondo lo schema classico delle pale d’altare della seconda metà del Quattrocento.
Luisa Berretti, direttrice del Museo e Rossella Cavigli, restauratrice dello stesso museo, hanno deciso di restituire alla pala l’ingombro dato alla sua cornice, seguendo la descrizione e le misure date dal pittore, eliminando la separazione tra la tavola e la predella e restituendo unità all’opera. L’esecuzione di quest’ultima è registrata alla data 5 marzo 1456, pochi mesi dopo la canonizzazione di Bernardino avvenuta a Roma il 24 maggio 1450 per volere del papa Niccolò V, dopo appena sei anni dalla morte. Bernardino da Siena, al secolo Bernardino degli Albizzeschi, nacque a Massa Marittima l’8 settembre del 1380 e morì a il 20 maggio del 1444 all’Aquila, dove si era recato su invito del vescovo Amico Agnifili per tentare di riconciliare due fazioni avverse. Egli fu un assiduo predicatore. Nel 1425, anno in cui predicò tutti i giorni per sette settimane a Siena, città dove si era trasferito da bambino, Bernardino giunse ad Arezzo per predicare, recandosi presso la Fons Tecta sorgente connessa a culti pagani con l’intenzione di distruggerla per edificare al suo posto una chiesa dedicata alla Madonna. La costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie è legata alle vicende aretine di San Bernardino, raccontate da Neri di Bicci nella predella della tavola, che purtroppo è stata fortemente danneggiata durante i bombardamenti del 1943, quando l’opera si trovava nel Palazzo Pretorio.
All’immediato dopo guerra risale il primo restauro, che sommariamente provvide ad assemblare i frammenti cercando di risolvere il problema delle lacune con ampie zone dipinte a tinta unica. Nella predella, anch’essa menzionata nelle suddette Ricordanze, sono raffigurate tre storie: la prima con San Bernardino che guida il popolo da Arezzo verso il colle di Pitilliano, la seconda con la Distruzione della Fons Tecta e la terza con la Predica di San Bernardino.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, che è un edificio ancora tardo gotico, fu costruita nel luogo "fondato dal santo" a partire dal 1435 su disegno di Domenico del Fattore. Rinascimentale è il portico realizzato da Benedetto da Maiano intorno al 1470. Come indicato da Michele Loffredo in un saggio del 2012, la predella di Neri di Bicci diventa un "testo pittorico" che narra episodi bene documentati dagli atti della canonizzazione di Bernardino. Tenendo conto che il dipinto è la prima rappresentazione del santo senese in territorio aretino, è bene ricordare che l’episodio della distruzione della Fonte Tecta descritto nella predella non è passato inosservato a Giorgio Vasari, che cita l’opera nella biografia di Lorenzo di Bicci dando indicazioni precise. Nella prima storia è visibile il corteo di uomini e donne che seguono il santo francescano rappresentato, contrariamente a quanto riferito dalle fonti, in atto di sorreggere la croce. A sinistra si riconosce la fonte. Durante la prima predicazione Bernardino fu cacciato dagli Aretini.
Dopo avere affrontato nel 1427 il processo per eresia, intentato contro di lui dagli usurai e dal quale fu del tutto prosciolto grazie all’intervento del francescano Giovanni da Capestrano e dal teologo Paolo da Venezia, il santo senese acquisì maggiore prestigio e autorità, al punto tale che fu nuovamente inviato a predicare da papa Martino V che, rimasto molto colpito dalle sue prediche, lo nominò Predicatore della Casa Pontificia. Tornato ad Arezzo per la Quaresima del 1428, iniziò a predicare in San Francesco e in altre chiese. Dopo avere evitato di menzionare la Fonte Tecta e i suoi riti pagani per tutta la Quaresima, in una predica incitò il popolo a distruggerla. Nel secondo scomparto della predella si riconoscono quattro operai che picconano la fonte. La distruzione di quest’ultima richiese tempo e impossibilitati nel trovare la sorgente, gli uomini incaricati dal santo, costruirono una cappella, per la quale Parri di Spinello dipinse l’affresco, ancora visibile all’interno della chiesa, con la Madonna della Misericordia. L’attuale restauro della pala di Neri di Bicci è quindi di grande importanza ed elegante è la nuova cornice realizzata da Andrea Pettinari e da Marco Santi. Del resto i problemi del supporto e i danni della predella non erano sati risolti neanche dai restauri fatti precedentemente dopo il primo.