REDAZIONE AREZZO

I dipinti dell’Acquedotto Vasariano. Posizionate due copie delle opere

L’operazione del Comune e della Fraternita dei Laici: sono una Madonna e un Cristo di epoche diverse

La copia del dipinto della Madonna che si trova ora nell’Acquedotto Vasariano di via Tarlati: l’originale è un bel dipinto seicentesco su marmo

La copia del dipinto della Madonna che si trova ora nell’Acquedotto Vasariano di via Tarlati: l’originale è un bel dipinto seicentesco su marmo

L’Acquedotto, cosiddetto Vasariano perché il Vasari poco prima di morire ebbe a tracciarne i tratti preliminari, è uno dei monumenti più spettacolari e caratteristici della città. La Fraternita dei Laici, che ne è proprietaria, ha finalmente condotto al termine i lavori di restauro e di illuminazione notturna, dei quali sarà reso conto a breve dal sindaco Alessandro Ghinelli e dal rettore Pier Luigi Rossi.

Nell’ambito dei lavori è stata condotta a termine anche l’operazione di ricollocazione in loco, con protezione e illuminazione notturna, dei due dipinti che lo caratterizzavano e che tornano così a offrire un suggestivo benvenuto a chi entra in città dal viale Tarlati. Si tratta di un Cristo Trionfante nella nicchia destra dell’arco e di una Madonna con Bambino in quella sinistra. Il Cristo, a dir vero, è un mediocre affresco ottocentesco, ma la Madonna è un bellissimo dipinto seicentesco su marmo, di una tipologia per lo meno insolita perché la Madre, il cui volto è di straordinaria dolcezza, tiene il Figlio per un calcagno come se, consapevole della missione che l’aspetta, volesse umanamente trattenerlo.

Si tratta ovviamente di copie fatte fare dal rettore Rossi che ha messo in salvo gli originali, collocandoli in bella vista proprio all’ingresso del Palazzo di Fraternita (altre copie sono state fatte fare da don Natale Gabrielli per arricchire il Museo del Santuario del Giuncheto).

C’è da rammentare che gli originali erano ormai completamente illeggibili e quasi sul punto del non ritorno. Sono stati salvati dalla Brigata degli Amici dei Monumenti che ne affidò a suo tempo il restauro a Sandra Bianchi, il cui ottimo lavoro ha consentito la gradita sorpresa della scoperta di un gioiello sconosciuto del patrimonio artistico cittadino.

Claudio Santori