
Dalla prima esperienza a Cortona a chi torna dopo 20 anni di stop "Buone vendite fin dal primo giorno, ma i grandi assenti sono i giovani" .
di Laura LucenteCORTONAAncora un intero weekend per visitare la 63ª Cortonantiquaria, che chiuderà i battenti domenica sera nel complesso di Sant’Agostino. Un’edizione raccolta, di qualità, capace di mettere insieme storie, competenze e oggetti che raccontano secoli di gusto. Il bilancio degli antiquari è a più voci, ma converge su un punto: Cortona resta un appuntamento identitario, con margini di crescita.
Tra i veterani c’è l’antiquario veneto Alessandro Morello, oltre quindici anni di presenze: "Cortona rimane un appuntamento importante, piccolo ma di grande qualità e in una cornice meravigliosa. Quest’anno ho lavorato bene fin dall’inaugurazione, molto partecipata: ho venduto anche lì". Tra i pezzi simbolo del suo stand, un manichino devozionale del Settecento dagli arti snodabili, raro esempio di culto popolare, finito in una collezione aretina. "Mi ha colpito il ritorno dei compratori italiani: di solito gli stranieri sono più presenti, stavolta ho chiuso più vendite con Roma, Firenze e Perugia. È stato un pubblico più “mirato”, meno di passaggio ma più interessato, e questo per noi espositori è fondamentale".
Debutto in salita per la viterbese Giuliana Amore, che insieme al marito Antonio hanno scelto Cortona per la sua storia e la vicinanza: "La mostra è bellissima e l’allestimento in una chiesa è suggestivo. Però non abbiamo venduto a privati e non abbiamo ancora agganciato i nuovi clienti che speravamo". A testimoniare l’ambizione della proposta, uno stipo monumentale fiorentino del Cinquecento accanto a opere di alta epoca: "Forse chi viene qui ha già punti di riferimento consolidati. Da espositori nuovi serve tempo per costruire fiducia. Restano bellezza e qualità dell’offerta".
Dopo oltre vent’anni è tornato ad esporre l’antiquario cortonese Dario Pagani. "Mi ha divertito la formula della “bottega” diffusa. È cambiato il mondo: manca la curiosità di una volta, soprattutto tra i cortonesi. Però qualcosa si muove e il pubblico competente non manca". In mostra ha scelto il taglio cabinet de curiosité: oggetti di virtù, ceramiche del Novecento, piccoli manufatti rari, "compro solo ciò che mi diverte per la sua unicità". Le trattative? "Soprattutto con clienti che già mi conoscono: non grandi cose, ma sono soddisfatto".
Più severo l’altro cortonese in mostra Claudio Bucaletti, rientrato dopo circa quindici anni. "Il pubblico è stato sotto le aspettative e non ho concluso vendite. L’iniziativa resta preziosa, ma serve più comunicazione e un progetto di rilancio che faccia percepire la città come settimana dell’arte". La sua proposta ha puntato in alto: mobili d’alta epoca, una tavola quattrocentesca e dipinti rinascimentali. Bucaletti sottolinea anche il contesto generale: "Il mercato dell’arte antica è in difficoltà da anni. I giovani non comprano più, vivono in spazi ridotti e non hanno interesse né possibilità di investire. Inoltre, il settore soffre l’incertezza economica: chi acquista un bene voluttuario vuole stabilità e sicurezza. Se queste mancano, il collezionismo frena".