di Marianna Grazi
FOIANO
Questa sera alle 21.15 Piazza Matteotti a Foiano si apre in un abbraccio collettivo per Paolo Benvegnù. “Piccole fragilissime note“ è il titolo della serie di concerti tributo al cantautore scomparso prematuramente a fine 2024 che vedrà sul palco la sua band storica, "I Benvegnù", affiancata dall’Orchestra Multietnica di Arezzo diretta da Enrico Fink. Tra gli ospiti d’eccezione, Neri Marcorè, con cui l’artista fiorentino ha cantato 27/12, già inciso per l’album “È inutile parlare d’amore“, vincitore della Targa Tenco 2024.
Marcorè, a Foiano un evento carico di memoria e affetto: che atmosfera si aspetta?
"Credo sarà una serata piena di umanità. Mi aspetto persone autentiche, partecipi, disposte ad ascoltare e condividere. Paolo aveva un pubblico fedele, silenzioso ma presente. Spero che quella piazza diventi uno spazio senza barriere, dove la musica e il ricordo circolino liberi".
Sarà sul palco con l’Orchestra Multietnica di Arezzo: cosa rappresenta per lei questa collaborazione?
"Sono loro ospite, ci tengo a dirlo. Farò con loro sei/sette canzoni di Paolo ma non solo, comunque che lui cantava. L’Orchestra Multietnica è un esempio concreto di come le differenze possano diventare ricchezza. Persone di tante origini diverse che suonano insieme, in armonia, senza rinunciare alla propria identità. È un messaggio potente, oggi più che mai. E la musica di Paolo, con la sua profondità e la sua apertura, trova in loro una risonanza straordinaria". Benvegnù aveva un rapporto forte con l’Orchestra, come artista e come uomo. L’ha percepito?
"Sì, e lo si sentirà anche in questo concerto. La loro intesa nasceva da valori comuni: ascolto, delicatezza, rispetto. Le canzoni di Paolo, arrangiate da Enrico Fink e da Luca Roccia Baldini, restituiscono tutto questo. Sarà un viaggio dentro la sua musica, ma anche dentro il suo modo di stare nel mondo".
Cosa significa oggi, secondo lei, suonare la fragilità?
"Fragilità, mitezza, ascolto: sono qualità che sembrano fuori moda, ma sono fondamentali. Viviamo in un tempo rumoroso, aggressivo. Eppure è proprio la fragilità che ci rende umani. Paolo l’aveva compresa e trasformata in bellezza".
Qual è il suo ricordo personale di Benvegnù?
"Quello che posso dire è che mi è mancato di conoscerlo, quando abbiamo cantato insieme in 27/12, lo abbiamo fatto in luoghi e momenti diversi. Era stato Baldini a propormi di cantare questo bellissimo pezzo. Paolo è stato generosissimo e riconoscente, volevamo incontrarci a cena ma non c’è stato il tempo. Rimpiango di non averlo conosciuto, era una persona di rara umanità ed empatia".
Crede che la sua musica possa parlare ancora ai più giovani?
"Assolutamente. Le sue canzoni non cercano l’effetto, ma lasciano il segno. Non si consumano, restano. Hanno ancora tanto da dire a chi sa ascoltare".