
Il segretario Pd Emiliano Fossi con Eugenio Gianni, incassata la ricandidatura
di Francesco Ingardia
"La questione Arezzo? Un gran bel macello", sussurrano dalla segreteria fiorentina del Pd. E perché mai? "Vincenzo Ceccarelli fa tappo ai sindaci che aspirano ad entrare in consiglio regionale. Lui è una sorta di vicerè dell’area. Sindaco, presidente di provincia, consigliere regionale, assessore, capogruppo. Tutti aspettano alla finestra di capire sia cosa voglia fare da grande, sia il percorso che il partito disegnerà per lui".
In via Forlanini a Firenze, giovedì sera, è giunta al termine la gestazione elefantiaca del candidato governatore: Eugenio Giani ha incassato il bis. La segreteria schleiniana guidata da Emiliano Fossi ha sì "realizzato il sogno di Elly". E cioè imbastire alle regionali ottobrine un campo largo che va dai 5Stelle a Italia Viva. Ma non è riuscita a arginare l’avanzata bis di un riformista duro e puro come Eugenio Giani. Sfumata quindi l’opa sul candidato governatore, dove poter applicare quella "forte discontinuità" richiesta dal Nazareno? Sulla lista, ovvio. In calce alla "festa" per Giani in direzione si è registrato il primo passo: il regolamento per le liste che rimanda i criteri di composizione all’articolo 28 dello statuto nazionale sull’incandidabilità dei consiglieri regionali a tetto.
Oltre i due mandati non è possibile andare, salvo deroghe. Che, assicurano da via Forlanini, saranno al massimo "tre per eccesso", in virtù del comma 9 che fissa un numero di casi "non superiore al 10% degli eletti Pd" alle ultime regionali. Già i dem sanno di non poter replicare il bottino di seggi del 2020 (22), la coalizione è ora allargata, e di tanto, rispetto al tandem Pd-Iv della giunta Giani I, la proiezione in base ai sondaggi scende a 15 scranni. Non è finita, a titolo informativo in Emilia Schlein non ha concesso nessuna deroga. Tolti casi sparuti di coloro che hanno sfruttato un precedente toscano: il famoso "lodo Ceccarelli". Sfuggono al regime delle deroghe tutti i consiglieri con un mandato da assessori, quindi ricandidabili d’emblée.
Un grimaldello frutto della battaglia in punta di diritto portata avanti e vinta dinanzi alla commissione di garanzia in seno al Pd nell’era di Zingaretti segretario dall’ideatore Vincenzo, l’aretino capogruppo uscente campione di preferenze. Il cui futuro è appeso alle volontà del Pd Toscana.
"Decide Fossi", bisbigliano da Firenze. Il diretto interessato non esce allo scoperto, il momento è delicato, meglio spostarsi qualche giorno in Romagna per ponderare il da farsi. Perché in ballo ci sono le amministrative 2026, il Pd ha tutto l’interesse di strappare dopo 10 anni di Alessandro Ghinelli il governo di una città capoluogo come Arezzo.
Il nome di Ceccarelli è pesante. Parliamo di un uomo di partito, esperto e radicato, il cui profilo oscura la vallata di sindaci (diversi al terzo mandato in Comuni sotto i 15mila abitanti) scalpitanti e pronti a fare le valigie per migrare nell’Eden dorato del parlamentino toscano, oltre che dimettersi e sciogliere giunte e consigli comunali.
Citofonare alla sindaca di Lucignano Roberta Casini - presente in delegazione alle consultazione con gli alleati del campo largo all’ombra del Cupolone, a quello di Cavriglia Leonardo Degl’Innocenti o’ Sanni e Sergio Chienni di Terranuova. La lista si allunga con la quota Casentino, Eleonora Ducci da Talla che ambisce al salto in Regione. Lo stesso vale per la sindaca Valentina Vadi da San Giovanni. Insomma, "un bel macello", un bel manipolo di sindaci il cui destino è appeso a quello di Ceccarelli.
Termine ultimo per il deposito delle liste? Il 12 settembre se Giani fisserà come promesso le elezioni il 12 e 13 ottobre. Un mese di fuoco che per la politica equivale a un’era geologica.