
La visita di. Prevost nel 2008 a San Giovanni: l’incontro con le suore agostiniane
e Marco Corsi
Una visita rimasta nel cuore della comunità agostiniana di San Giovanni Valdarno si trasforma oggi in un meraviglioso e storico ricordo. Il nuovo Papa della Chiesa cattolica, eletto giovedì in Vaticano, ha fatto tappa nell’agosto del 2008 proprio nella città di Masaccio. Ed è una delle tante piste che in queste ore provano a ricucire, contatti e aspettative. "Una persona preparata e umile", lo descrive il vescovo Andrea che lo ha incontrato a marzo in occasione della visita ad limina dei presuli toscani. Per Migliavacca sarà un Papa che "si dedicherà molto alla Chiesa, alla testimonianza del Vangelo e ad essere vicino alla gente". Poi il richiamo a Sant’Agostino, altro punto di contatto tra lui e Leone IV: "Un santo al quale la mia città Pavia è molto legata", ricorda mentre sta lavorando a un "momento di preghiera di ringraziamento per il nuovo pontefice". Ma è nel convento valdarnese che le suore ricuciono i fili di un incontro che non dimenticano.
A raccontarlo, con emozione e orgoglio, è suor Luciana De Stefanis, dell’Ordine Agostiniano sangiovannese, che ha voluto condividere il significato di quel giorno prezioso. All’epoca, Robert Francis Prevost era già una figura di rilievo all’interno dell’Ordine Agostiniano: si trovava infatti nel pieno del suo secondo mandato come Priore Generale, un incarico che lo vedeva impegnato in un’intensa attività internazionale, al servizio della famiglia agostiniana sparsa nel mondo. La tappa a San Giovanni avvenne in occasione di un viaggio che lo avrebbe poi portato in Tanzania, per visitare alcune comunità locali. Le suore Agostiniane sangiovannesi lo accolsero nell’attuale sede dell’Ordine, situata nella centralissima piazza Cavour, cuore pulsante della vita cittadina. "Celebrò l’Eucaristia e poi pranzò con noi – ha ricordato Suor Luciana – Fu un momento di fraternità autentica. Siamo parte della stessa famiglia, e questo per noi ha un significato profondo". La religiosa ha sottolineato anche la continuità del legame: "Con Padre Robert abbiamo condiviso diversi momenti anche a Roma, in occasione di incontri importanti per la vita dell’Ordine. È sempre stato vicino a noi, con semplicità e calore".
Il ricordo di quella giornata del 2008 resta vivo nella memoria delle consorelle: "Fu un incontro semplice, bello, vissuto con spirito fraterno. Ricordo che in quell’occasione gli parlammo del Mozambico, esprimendo il desiderio di una presenza più forte dell’Ordine anche in quel luogo dell’Africa. Oggi, sapere che quelle comunità sono attive, è per noi fonte di grande gioia. Sentiamo che quel dialogo di allora ha portato un frutto". Un gesto significativo suggellò quell’incontro: un pensiero scritto di suo pugno, che oggi viene custodito con cura e affetto. "Padre Robert lasciò una dedica che ancora conserviamo come segno tangibile di amicizia vera", ha spiegato la religiosa. L’emozione è stata fortissima quando dal balcone della basilica è apparso proprio lui con la talare bianca. "Una gioia immensa. Ognuna di noi ha vissuto quel momento in modo personale, ma il sentimento era condiviso. Nella nostra comunità convivono religiose provenienti non solo dall’Italia, ma anche dall’India e dal Mozambico: è stato un abbraccio universale".
Nel borgo che costruisce la pace "disarmata e disarmante" dove a giugno salirà il presidente della Repubblica Franco Vaccari quelle parole richiamate nel primo saluto di Leone IV rappresentano "per noi parole di incoraggiamento e il programma di un intero papato. Il presidente Mattarella verrà a inaugurare un festival che recita tre giorni ’Disarmanti’, come a dire: la pace può essere disarmante se è disarmata".