FEDERICO
Cronaca

Ivan Bruschi, il visionario di Cortonantiquaria. Il sogno di un collezionista diventato realtà

Le origini della mostra mercato inaugurata ieri nella città etrusca e il rapporto con la Fiera di piazza Grande nata pochi anni dopo

In alto, Ivan Bruschi nel suo studio. Sopra, un’edizione di Cortonantiquaria

In alto, Ivan Bruschi nel suo studio. Sopra, un’edizione di Cortonantiquaria

D’Ascoli

Storia, passione, intuizione: la figura di Ivan Bruschi è un nome imprescindibile per l’antiquariato italiano, non solo ad Arezzo, dove nacque nel 1920 e iniziò la sua straordinaria avventura come antiquario, ma anche nei vicoli raffinati di Cortona, dove la Mostra mercato nazionale del mobile antico, diventata Cortonantiquaria, trova ancor oggi il suo significato più vivo. La sua vita, intrecciata al gusto per l’arte e alla riscoperta della tradizione, sembra quasi un romanzo che ogni anno trova nuova eco nella città etrusca.

Figlio di una famiglia di mercanti, Bruschi nacque a Castiglion Fibocchi e crebbe in un ambiente in cui il rapporto con gli oggetti del passato era quasi naturale. Durante gli anni universitari a Firenze incontrò il grande critico d’arte Roberto Longhi, che ne affinò lo sguardo e la sensibilità, insegnandogli a leggere nelle pieghe dell’arte non soltanto la bellezza, ma anche i segni della società che l’aveva prodotta. Quella lezione lo accompagnò sempre: il collezionismo per lui non fu mai accumulo, ma strumento di conoscenza.

Stabilitosi ad Arezzo, Bruschi ereditò il Palazzo del Capitano del Popolo, gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Con tenacia lo restaurò negli anni Sessanta, trasformandolo in dimora e al tempo stesso in spazio culturale: casa museo, luogo di incontro per artisti, studiosi e amici. In quelle stanze prese corpo un modo nuovo di pensare l’antiquariato, non più solo mercato ma veicolo di consapevolezza storica, riflesso di un’Italia che stava cambiando pelle.

Nel 1968 ideò la Fiera Antiquaria di Arezzo, la più antica manifestazione antiquaria all’aperto d’Italia. Si ispirò ai mercati di Portobello a Londra e a quelli parigini, ma seppe adattare quell’idea al contesto toscano, rivoluzionando la vita di piazza Grande, che da quel momento non sarebbe stata più la stessa. Restituì ad Arezzo il senso di un luogo vissuto, dove il fascino dell’antico incontrava l’energia del presente. La fiera non era solo commercio, ma spettacolo popolare, capace di riportare la città al centro della scena.

Alla sua morte, nel 1996, Bruschi lasciò disposizioni precise: istituire una Fondazione che custodisse il suo patrimonio e proseguisse la sua opera. Così il Palazzo del Capitano del Popolo divenne la Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi, parte del patrimonio di Intesa Sanpaolo, che oggi ospita migliaia di pezzi: opere archeologiche, dipinti, mobili, ceramiche, monete, libri, oggetti curiosi.

Se Arezzo fu il palcoscenico originario, Cortona divenne il terreno ideale dove l’antico poteva incontrare lo spirito del tempo. La Mostra mercato nazionale del mobile antico nacque nel 1963, qualche anno prima della Fiera di Arezzo, e Bruschi sostenne con convinzione quell’iniziativa. Cortona, con la sua storia millenaria, le stradine ripide e le sue piazze scenografiche, offriva la cornice perfetta per un evento capace di coniugare eleganza e tradizione. Qui il fascino dell’antico trovava la cornice di un borgo che sembrava un museo a cielo aperto.

Il primo allestimento fu definito "commovente improvvisazione", ma riuscì a trasformarsi subito in un appuntamento memorabile. L’antico e la città sembravano nati l’uno per l’altra, in un’osmosi perfetta. Con il tempo la mostra assunse il nome di Cortonantiquaria, mantenendo intatta la sua aura: qui ogni oggetto diventa racconto, memoria che si intreccia con i sassi etruschi e con l’identità del borgo. Non si trattava solo di vendere o esporre mobili d’epoca, quadri o gioielli, ma di riportare alla luce storie sepolte, di dare continuità a una civiltà materiale che rischiava di scomparire.

Così due città restano legate dalla stessa passione: Arezzo con la sua fiera popolare e aperta, Cortona con la sua mostra raffinata e raccolta. Bruschi fu il collegamento tra mercati e collezionismo, tra la vita della piazza e i salotti antiquari.

La sua figura emerge come quella di un visionario che trasformò la passione personale in progetto collettivo. La sua lezione era chiara: non esiste futuro senza radici, e l’antiquariato non è semplice esercizio di stile, ma parte di una più ampia narrazione culturale. Oggi la Casa Museo Ivan Bruschi è una fondazione dinamica, la Fiera Antiquaria continua ad attrarre visitatori da tutta Italia e Cortonantiquaria resta un luogo dove il fascino dell’antico dialoga con una città sospesa nel tempo. Due realtà diverse, eppure complementari: una proietta l’antico nella dimensione popolare della piazza, l’altra nella cornice elegante di un palazzo storico. Insieme raccontano una Toscana che custodisce la memoria e la trasforma in occasione di crescita culturale ed economica.

Il messaggio di Bruschi è ancora attuale: l’antico non è semplice oggetto da collezione, ma chiave di lettura della nostra storia. In un mondo abituato alla velocità e all’effimero, l’acquisto di un mobile antico o di un’opera d’arte diventa un gesto controcorrente, un segno di resistenza e di cura.

Cortonantiquaria non è soltanto un mercato: è un invito a fermarsi, a osservare, a non confondere il nuovo con il bello. Guardare un’opera antica significa rivivere le epoche che l’hanno custodita e riconoscere in esse frammenti della nostra identità. È il cuore antico che batte ancora grazie all’intuizione di Ivan Bruschi, e che fa di Cortona uno snodo di memoria e di futuro.