
Caianiello. è stato uno dei. protagonisti. della fisica italiana del dopoguerra
"Sento in me rinascere quelle idee di cui ti parlavo in Italia: creare un Comintern della pace, con uomini come Huxley ed Einstein! Qui una tale iniziativa potrebbe attecchire – qualcuno cui ne ho parlato, David ad esempio, ha immediatamente aderito all’idea. Chissà!". Così scriveva da Boston, nell’estate del 1948, un giovane fisico italiano che aveva già attraversato la guerra e la disillusione, ma che continuava a guardare al futuro con l’entusiasmo di un visionario, in un momento in cui, nel mondo, tornava la paura per la guerra in Corea del Nord.
Edoardo Renato Caianiello (1921–1993) è stato una delle figure più originali e lucide della fisica italiana del dopoguerra. Nato a Napoli, cresciuto tra i libri del liceo classico Sannazaro, aveva conosciuto presto la durezza della storia: richiamato alle armi, combatté sul fronte africano, sopravvisse, seppur ferito, alla carneficina di El Alamein. Nonostante tutto, nel 1944 riuscì a laurearsi in fisica e a coltivare quella passione che avrebbe segnato tutta la sua esistenza. L’occasione che gli cambia la vita arriva pochi anni dopo: una borsa di studio al Massachusetts Institute of Technology. Nelle lettere che, tra il 1948 e il 1953 scrive dall’America a sua moglie Carla Persico, insegnante plurilaureata, anche lei napoletana, e che fanno parte dell’epistolario "Dovunque la fisica fosse Fisica", racconta giornate febbrili tra formule, seminari e incontri sorprendenti: "Ho cominciato a conoscere americani intelligenti (...) sabato siamo stati a Mount Holyoke, dove alte personalità hanno parlato del controllo dell’energia atomica ai fini delle relazioni internazionali - C’è molto da dire, e di bene, su questi meeting americani: vera democrazia, l’ultimo sconosciuto può prendere la parola (...) e l’oratore più illustre discutere amichevolmente con lui, realmente interessandosi alla sua opinione". È un mondo nuovo, libero, fertile che lo affascina. Carla, rimasta a Napoli con la piccola Dora, risponde con ironia e dolcezza, ma anche con apprensione: "E il mio maritino me la manda una foto? Magari in groppa a un cavalluccio di giostra? (…) Ci hai pensato bene a questo fatto dell’America? (...) Io penso che non ce la faccio ad aspettare". Era il cuore di un conflitto intimo: da un lato la sete di conoscenza e le possibilità immense offerte dagli Stati Uniti, dall’altro i legami familiari e la nostalgia di casa. A Rochester, sotto la guida di Robert Marshak, lo scienziato che aveva lavorato con Oppenheimer, Caianiello ottiene il PhD in Fisica Nucleare presso l’Università di Rochester nello Stato di New York, e si immerge con energia inesauribile in quel mondo che riconosce il suo talento. Quando Carla, superati gli ostacoli burocratici, lo raggiunge per qualche mese, Rochester si trasforma in una parentesi felice: una seconda luna di miele, da cui nascerà la figlia Eva. Poi di nuovo la separazione, i viaggi, la promessa di un ritorno. Nel 1951 Caianiello rientra in Italia. La sua carriera lo porterà a Torino, a Roma, a Copenaghen accanto a Bohr, e infine di nuovo a Napoli, dove avrebbe fondato l’Istituto di Fisica Teorica. In quelle stanze polverose trasformate in laboratorio di idee, portò Heisenberg a inaugurare una scuola di perfezionamento, aprì seminari internazionali, introdusse la cibernetica e le reti neurali quando ancora sembravano fantascienza. Scienziato, umanista, sognatore, Edoardo rimase sempre l’uomo delle lettere, quello che mescolava formule e poesie, esperimenti e sogni di pace. E forse nulla meglio di quelle parole, vergate in una delle tante lettere a Carla, ne racconta il destino: "In qualunque tempo mi si prospettasse la possibilità di andare dovunque la fisica fosse Fisica, vi volerei – è fede giurata, di cui sono martire".