
Fabrizio Bernini patron di Zcs Zucchetti Centro Sistemi
"Vai avanti sempre con i tuoi sogni indomiti finché il cuore lo vuole, Fabrizio, qualsiasi cosa accada". Era il 2013 e queste furono le ultime parole che Ada, la mamma di Fabrizio Bernini, sussurrò al figlio prima di morire. Gliele aveva ripetute tante volte nel corso della sua lunga e dolorosa vita. Quel "qualsiasi cosa accada" fu un mantra per quella donna, nata e subito abbandonata all’Istituto Degli Innocenti di Firenze nel 1927 e poi, sola al mondo, prima adottata da una famiglia di contadini di Solata, in Valdambra; quindi, serva di un eremita mistico in una casa di pietra tra i boschi di Rapale. Lei così sola come un tramonto e forte come una quercia, lei tenera come la neve e profonda come il mare.
Quel "qualsiasi cosa accada" le rimase sulle labbra per sempre. Lo aveva ripetuto a sé stessa per evitare di sprofondare nell’abisso da bambina. Lo ripeté sempre al figlio, da quando nel 1957 venne al mondo. Lo fece soprattutto quando suo marito Alvaro, padre di Fabrizio, a causa del lutto prematuro del fratello, cadde in depressione e naufragò nell’alcol. "Lui ha bisogno del nostro amore e della nostra unione Fabrizio, qualsiasi cosa accada" gli ripeteva. Così quel mantra dal cordone ombelicale della mamma passò al sangue del figlio in cui albergava la luce universale del genio sregolato che nel tempo si moltiplicava grazie a una mente visionaria e a un cuore grande. Fu per questo che quel ragazzo con una passione smisurata per la tecnologia prima divenne un fenomeno nell’assemblare tv e poi nel creare software di programmazione.
Con questa mission nel 1985 fondò la Centro Sistemi. Ma non furono tutte rose e fiori. Quel laboratorio creativo di informatici visse fasi alterne, ascese e cadute, senza mai smettere di crescere. Negli anni Novanta arrivarono affari e fatturati importanti, che innescarono la joint-venture con la Zucchetti di Lodi e dettero vita alla Zucchetti Centro Sistemi. Il nuovo millennio e l’avvento dell’euro portarono la nuova sede e anche la diversificazione, ma il brevetto di Ambrogio, il mitico robot tagliaerba che Fabrizio aveva creato e lanciato sui mercati europei con successo, venne bloccato da una serie di cause di una multinazionale svedese che vedeva quell’oggetto infernale come uno straordinario avversario di un proprio prodotto simile. Finì quasi sul lastrico Fabrizio per difendersi da quelle cause milionarie.
Tutti ormai lo consigliavano di mollare, solo Ada, quando lo vide impaurito dallo spettro del fallimento, gli ricordò le loro parole. "Vai avanti sempre con i tuoi sogni indomiti finché il cuore lo vuole, Fabrizio, qualsiasi cosa accada". E così fu. Spinto da una forza misteriosa dopo anni di sconfitte Fabrizio vinse le prime cause e ribaltò le sentenze dei tribunali una ad una. La Zucchetti Centro Sistemi risorse e tutto decuplicò.
Siamo ai giorni nostri. Oggi, esattamente oggi, quel sogno compie 40 anni: oltre 700 dipendenti nel Valdarno aretino e in tutta Italia, fatturati e progetti visionari dalla robotica all’intelligenza artificiale. Chissà cosa direbbero, Ada e Alvaro, stasera, se fossero lì, accanto a lui, alla moglie Anna e alla figlia Chiara, gli amori di un’esistenza. Accanto alla sua modestia e alla sua mitezza. Vengono in mente le beatitudini del Vangelo, gli ultimi che saranno primi, la grandezza dell’umanità di quell’uomo che ha donato alla sua terra e alla sua gente un’opportunità memorabile dal profondo dei suoi occhi così umili e così gentili, perché ricchi della luce di chi ha attraversato e vinto la sofferenza di quest’unico e magnifico viaggio sulla terra che alcuni chiamano vita.