
Francesca Ingoglia approda negli Stati Uniti nel 1937. e scopre un mondo nuovo
"Piero partì. Io e le bambine restammo ancora qualche giorno in casa per chiudere le casse che dovevamo portare in Sicilia, aspettare chi veniva a ritirare le cose comprate da noi e andare dal Notaio per saldare le spese". La casa americana si svuotava pezzo dopo pezzo. Francesca guardava per l’ultima volta quei mobili a cui era legata, in particolare la camera da letto di ciliegio in stile francese che avrebbe voluto portare con sé: "... ero legata a quei mobili, ricordo che per comprarli avevo chiesto un prestito a papà". Ma, Pietro aveva deciso: "... il costo del viaggio sarebbe stato tanto e con quei soldi, in Italia avremmo potuto comprare molto di più della sola camera da letto". In quell’addio c’era tutta la fatica di una vita che aveva sognato diversa. Francesca Ingoglia, nata nel 1924 a Partanna in provincia di Trapani e vissuta fino al 2022, era figlia di un emigrato, uno dei milioni di italiani che tra le due guerre hanno attraversato l’oceano inseguendo un futuro migliore.
"Partanna New York"; è la Memoria in cui racconta, come si capisce dal titolo, le sue due vite vissute tra gli Stati Uniti e l’Italia, tra il 1937 e il 1972. Francesca approda negli Stati Uniti e scopre un mondo nuovo. Frequenta la scuola serale per imparare l’inglese, prende la patente, trova lavoro in fabbrica: "Tutto andava bene (...) Informandoci abbiamo saputo che c’era una fattoria di cappotti in un posto più vicino e li abbiamo lavorato per tanti anni".
È serena, si trova a meraviglia qui: "Siamo diventate delle vere americane" scrive. Nei fine settimana la famiglia si riunisce in campagna, tra orti rigogliosi e pranzi allegri. Dall’altra parte dell’oceano, lontana dal lavoro nei campi di frumento di Partanna, Francesca respira un benessere sconosciuto, un futuro più roseo che sembra a portata di mano.
Ma, il destino si sa, a volte si diverte a mescolare le carte. Durante un viaggio in Europa, di passaggio nel suo paese natale, Francesca incontra Pietro Caracci. Uno sguardo... è amore e la strada è già tracciata. Si sposano senza chiarire un dettaglio cruciale: lei immagina la vita in America, lui sogna di insegnare nella sua Sicilia: "Sono nato per insegnare e stare in mezzo ai bambini", le ripete. Quando gli amici lo avvisano che in Italia lo stipendio degli insegnanti è aumentato e che può fare carriera, lui non ha dubbi. Per Francesca è uno strappo doloroso. "Non volevo ritornare in Italia, e lui mi aveva promesso che non saremmo più tornati. Soffrivo tanto, lo rimproveravo per avermi ingannata, ma non ho mai pensato di lasciarlo. Io piangevo e lui con me: ero sempre io a dover cedere". Dopo soltanto un anno e mezzo, vendono la loro casa americana, sigillano le casse e tornano indietro. Francesca lascia alle spalle la terra delle opportunità, ma porta con sé due figlie e la forza di ricominciare.
Dal 1965 la famiglia si stabilisce a Milano. Pietro riprende a insegnare, e Francesca, con coraggio, trasforma la ferita in un nuovo inizio: mette a frutto l’inglese appreso in America per insegnarlo ai bambini italiani. Ancora una volta trova un ruolo, una dignità, un futuro. La vita di Francesca è stata un continuo andare e tornare, un oscillare tra due mondi che sembravano inconciliabili e che invece hanno finito per completarsi. Due vite in una: la Sicilia delle radici e delle fatiche contadine, l’America dei sogni e delle possibilità. La sua storia è quella di chi, pur divisa, ha trovato una forma di unità nell’amore e nel coraggio di ricominciare sempre.