
Monica Barbagli ha trasferito il ristorante aperto nel Corso: "Ci sono zone come Campo Marte da riqualificare ma il tessuto è sano"
"Ho scelto di trasferire qui il ristorante perchè credo nelle potenzialità di questa zona". Qui, un tempo la Via Veneto aretina con le boutique più esclusive della città quasi in concorrenza con quelle del centro storico, Monica Barbagli (nella foto) da un paio di mesi ha riacceso le vetrine dell’attività di famiglia, dopo avere spento quelle nel locale in cima al Corso.
E dal suo nuovo osservatorio, in realtà per lei è un ritorno alle origini, ci tiene a “rimettere le cose al posto giusto: non si può generalizzare descrivendo Saione come un quartiere invivibile e violento. Noi abbiamo molti clienti che vivono nella zona e sono contenti dell’offerta di un ristorante di livello; prima non salivano fino alla parte alta del Corso. Eppoi, un conto è Campo Marte che va monitorata maggiormente, ben altra realtà è Via Vittorio Veneto. Nel primo caso, ci sono persone che stazionano nel parco, e si muovono nei dintorni creando disagio perchè bivaccano, sempre alla ricerca di espedienti per sbarcare il lunario. Lì occorre un controllo più serrato". Come il caso di un ragazzo, poco più che ventenne, autore di un’aggressione: ha sferrato un pugno in faccia a una ragazza per strada, forse per rubare la borsa è il telefono cellulare.
C’è poi l’area di Saione, dalla piazza fino alla tangenziale: qui nel reticolo tra via Libia e "le strade limitrofe, c’è una concentrazione di persone straniere che vivono nei palazzi e talvolta sono coinvolti in liti e risse". Monica si confronta ogni giorno con i colleghi della strada dello shopping e tutti sono convinti che "se si riqualifica l’area di Campo Marte e si rilanciano le attività in Via Veneto, l’intero quartiere nel trarrà beneficio". Po si sofferma su un punto cruciale: "Non ci sono problemi gravi, per fortuna, ma serve un maggior coordinamento nelle azioni per promuovere un’area strategica della città, cerniera di collegamento tra il Corso e la via immediatamente a ridosso. Del resto, un tempo Via Veneto era considerata il prolungamento del Corso. Qui noi ci troviamo bene e tra commercianti c’è molta collaborazione. Cerchiamo di evitare l’arrivo di attività che non hanno nulla a che fare con la nostra tradizione e di invogliare chi vuole investire nel commercio a farlo proprio qui, in questa via dove ci sono negozi importanti e di elevato livello qualitativo che hanno fatto la storia del commercio. Bene la chat con le forze dell’ordine, uno strumento importante per lo scambio di informazioni e segnalazioni. Una rete di protezione per negozianti, ristoratori e residenti". Della serie: l’unione fa la forza. È il motore che ha spinto Monica a “ricostruire” la Via Veneto aretina.
Lucia Bigozzi