
Malgrado la frenata il distretto si conferma al primo posto nazionale. Si sgonfia la bolla turca, crescono Paesi arabi e Francia, Svizzera sul podio.
Un anno sull’altalena dei dazi e delle guerre. Gli effetti: prima frenata - brusca - dell’oreficeria dopo diversi trimestri a tutto gas e impennata per i metalli preziosi che nella prima parte del 2025 sfiorano il raddoppio. La corsa ai lingotti d’oro come bene rifugio è il segnale di un quadro condizionato pesantemente dai conflitti in Medio Oriente - compresa la guerra tra Israele e Iran - e in Ucraina.
E la parola chiave è: incertezza. Quello che non giova all’economia, quello che gli imprenditori non vogliono sentire, perchè il sistema produttivo ha bisogno di certezze per sviluppare potenzialità e crescita. Nelle previsioni elaborate da Prometeia per Camera di Commercio, il laccio alla caviglia della locomotiva europea sono le "politiche protezionistiche che potrebbero ridurre gli scambi globali e avere un impatto negativo sul Pil nel medio periodo". Gli investimenti in "infrastrutture e armamenti, forniranno un impulso alla crescita, ma con impatti diversi tra i Paesi", spiega Massimo Guasconi, al timone dell’ente camerale, snocciolando dati, trend e proiezioni nella Giornata dell’economia, organizzata con Banca d’Italia. A livello provinciale l’export del primo trimestre 2025 ha registrato una crescita significativa attestandosi a 3 miliardi e 941 milioni di euro, con un aumento dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un’espansione "trainata principalmente dal settore dei metalli preziosi, che ha quasi raddoppiato le esportazioni, crescendo del 98% da 911 milioni di euro nel primo trimestre 2024 a 1 miliardo e 800 milioni nel primo trimestre 2025". Il primo mercato di riferimento è la Svizzera con 485 milioni di euro. Nel primo trimestre 2025 e rispetto agli anni precedenti, l’export verso la Confederazione ha superato l’importazione di metalli preziosi (219 milioni di euro). In controtendenza la gioielleria che segna un calo del -22,8% dopo diversi trimestri di crescita costante. Qui la "bolla" della Turchia si è sgonfiata. "Una contrazione, dovuta principalmente a un rallentamento della domanda proveniente dalla Turchia, che ha segnato una diminuzione del 41,2% rispetto al primo trimestre 2024, perdendo circa 460 milioni di euro".
Il secondo mercato è quello degli "Emirati Arabi che registra un +4,6%. In crescita anche Francia (+20%) e Hong Kong (+1,4%) ma con volumi molto più limitati rispetto agli Emirati Arabi Uniti e soprattutto alla Turchia", osserva Marco Randellini, segretario generale dell’ente camerale. Anche il terzo mercato, gli Stati Uniti, è in contrazione (-9,1%) e lascia sul terreno circa 10 milioni, recuperati da un altro Paese americano, Panama, con un +27,5% rispetto al 2024.
L’andamento complessivo del comparto gioielleria-metalli preziosi è stato fortemente influenzato dalle quotazioni record del prezzo dell’oro, arrivato a sfiorare i 100 euro al grammo nel primo trimestre. Un aumento del 42,4% in euro e del 38,2% in dollaro (nell’intero 2024 la crescita è stata del 22,9%). Va comunque sottolineato che l’export aretino di gioielleria rappresenta il 43,4% del totale nazionale e tutti i distretti italiani, con l’eccezione di Vicenza, mostrano variazioni negative.
Il focus sull’altro pilastro dell’economia aretina: la moda. Trend meno negativo rispetto al resto della Toscana: -1,4% rispetto al primo trimestre 2024. Buona performance della pelletteria (+10%) ma segnali di criticità "si evidenziano però se si analizzano le ore di cassa integrazione. Quelle autorizzate nel primo trimestre 2025 hanno sfiorato il milione, con una flessione del 33,6% rispetto al 2024. Circa due terzi sono state di gestione ordinaria (-3,7%) e il restante terzo di gestione straordinaria (-60,5%). Per l’abbigliamento sono state autorizzate 51.348 ore (+323%), per la pelletteria: 300.602 ore (+50%)".
Il saldo tra aziende che chiudono e che nascono nei primi tre mesi dell’anno si è attestato a -123 imprese, flessione intermedia nel raffronto con l’ultimo decennio. Al 31 marzo 2025, lo stock era di 35.000 imprese (-0,5% su base annua) e quello degli addetti di 117.669 (+0,9% su base annua). Un anno, dunque, sulle montagne russe che metterà alla prova la capacità di resistenza del sistema produttivo.