CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

"Così è morto per una bomba". Roberto fu ucciso a Bologna. L’amico ne ricorda il destino

Un documentario dedicato a Procelli, unica vittima aretina, nell’anniversario della strage alla Stazione. Poteva essere con lui un collega militare. "Decisi di partire prima, non volle seguirmi, aspettava i suoi".

Un documentario dedicato a Procelli, unica vittima aretina, nell’anniversario della strage alla Stazione. Poteva essere con lui un collega militare. "Decisi di partire prima, non volle seguirmi, aspettava i suoi".

Un documentario dedicato a Procelli, unica vittima aretina, nell’anniversario della strage alla Stazione. Poteva essere con lui un collega militare. "Decisi di partire prima, non volle seguirmi, aspettava i suoi".

Un documentario sulla sua vita e su quel tremendo giorno, con le immagini di ieri e le testimonianze attuali di parenti e amici, ma non solo. Ogni 2 agosto, la comunità di Anghiari ricorda con partecipazione Roberto Procelli (nella foto), il giovane di San Leo che 45 anni fa è stato fra le vittime della strage alla stazione ferroviaria di Bologna. Aveva compiuto 21 anni pochi giorni prima, il 28 luglio e stava per tornare a casa in licenza: la deflagrazione delle 10.25 gli impedì anche di avvisare per telefono i familiari. Accanto alla cabina del piazzale, Roberto fu il primo morto identificato fra gli 85 in totale, l’unico militare (seppure di leva) e anche l’unico della provincia di Arezzo. L’omaggio alla sua memoria in questo anniversario è stato il video – significativo e a tratti commovente – di Gianni Beretta e Nicolò Guelfi, proiettato sabato sera in un gremito Teatro dei Ricomposti, dove poi si è tenuto il concerto dei Musicanti del Piccolo Borgo in ricordo del cantautore vernacolare fiorentino Riccardo Marasco, interprete di quella toscanità che tanto piaceva a Roberto. In mattinata, il vicesindaco Claudio Maggini con il gonfalone aveva rappresentato il Comune di Anghiari alla manifestazione di Bologna e alle 19, come oramai da rituale, era stata celebrata la Santa Messa nel cimitero di San Leo dove Procelli riposa con i genitori. Il documentario contiene in apertura una particolare dichiarazione di Alessandro Gennaioli, oggi titolare di una pizzeria in piazza Baldaccio: "Io e Roberto eravamo entrambi in servizio di leva e quella mattina decisi di partire con il treno delle 9.30 diretto a Rimini, poi sarei rientrato ad Anghiari percorrendo un tragitto più lungo. Gli dissi di venire con me, ma lui preferì attendere l’ora successiva, perché quel treno era diretto a Firenze e lo avrebbero aspettato ad Arezzo. Io sono qui, lui non c’è più". Parla anche Franco Talozzi, che nel 1980 era il sindaco del paese: "Ricevetti una telefonata dalla Prefettura, che mi incaricò di recarmi a casa di Procelli per comunicare la brutta notizia". Se il sacrificio di Procelli viene tenuto vivo lo si deve in primis ai cugini, Walter Farinelli e Giancarlo Palazzeschi, i parenti più vicini rimasti in vita. "Era una promessa fatta a suo tempo agli zii Ida e Rinaldo, genitori di Roberto", hanno detto. "Ai miei figli, ancora piccoli, ho già detto che quando non ci sarò più dovranno comunque continuare a celebrare questa data", ha detto Palazzeschi. "Il padre e la madre di Roberto, nel ricordare il 2 agosto, non hanno mai pronunciato la parola "vendetta", ma verità e giustizia", ha aggiunto Farinelli.