
Solo nel Comune aretino, sono 3.428 le auto di classe Euro 5a e 3.555 quelle di classe Euro 5b: tutte a rischio blocco
Arezzo, 19 giugno 2025 – Il blocco alle auto diesel Euro 4 (e in alcuni casi Euro 5) è ormai una realtà per milioni di cittadini del Nord Italia. Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna hanno adottato restrizioni progressivamente più severe per combattere l’inquinamento nei territori del Bacino Padano.
Ma cosa accadrebbe se misure analoghe arrivassero anche ad Arezzo? I dati Aci fotografano una situazione tutt’altro che trascurabile. Solo nel comune di Arezzo, circolano oggi 6.983 veicoli diesel Euro 5 (3.428 Euro 5a e 3.555 Euro 5b), ovvero auto immatricolate tra il 2009 e il 2014, che oggi rappresentano un’ampia fascia della mobilità privata. Salendo di scala, nella provincia aretina il numero arriva a 26.209, mentre in tutta la Toscana parliamo di 205.183 mezzi. Auto ancora in ottime condizioni, spesso fondamentali per spostamenti quotidiani, lavorativi o familiari.
L’Euro 5 è stato lo standard di riferimento per le emissioni inquinanti dal 1° settembre 2009, con limiti più stringenti di CO2, NOx e particolato. Ma la sfida climatica e le pressioni dell’UE spingono le Regioni ad accelerare: dal prossimo autunno, in molte aree urbane del Nord questi veicoli non potranno più circolare nei giorni feriali, dalle 7:30 alle 19:30.
Uno scenario simile ad Arezzo significherebbe un impatto diretto su decine di migliaia di cittadini, molti dei quali non hanno alternative economiche o logistiche immediate.
In una città dove il trasporto pubblico è ancora carente in alcune zone, e le infrastrutture per la mobilità dolce sono in crescita ma non capillari, il rischio è quello di creare un cortocircuito sociale prima che ambientale.
Artigiani, pendolari, famiglie con un solo mezzo, lavoratori delle aree rurali potrebbero trovarsi penalizzati. Ma ignorare il problema non è un’opzione. Secondo Arpat Arezzo registra superamenti frequenti dei limiti di biossido di azoto e polveri sottili, soprattutto nei mesi invernali. Un piano per la qualità dell’aria è atteso anche in Toscana, e lo stop graduale ai veicoli più inquinanti è parte delle soluzioni proposte dall’UE. Che fare dunque? In primo luogo, occorrono incentivi strutturati per la sostituzione dei veicoli obsoleti, anche usati Euro 6, non solo elettrici.
Poi più trasporto pubblico e capillare, soprattutto verso le frazioni. Infine, campagne informative chiare e strumenti di compensazione per chi si trova in difficoltà. Lo scenario è complesso: Arezzo è una città con un forte legame con la mobilità privata. Ma l’aria che respiriamo è un bene comune.
Se sapremo agire con buon senso, ascolto e misure intelligenti, il cambiamento potrà essere non solo sostenibile, ma anche condiviso.