REDAZIONE VIAREGGIO

Strage di Viareggio, appello bis: il Comune rinuncia alla costituzione di parte civile

L'udienza odierna è la seconda dedicata alle parti civili

Strage Viareggio (foto repertorio)

Viareggio, 9 maggio 2022 - Il Comune di Viareggio rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo di appello bis sulla strage ferroviaria del 29 giugno 2009 che si sta svolgendo a Firenze. La corte ha chiesto all'avvocato Graziano Maffei, che assiste il Comune, se l'ente volesse rinunciare a comparire nel processo come parte e il legale ha risposto in modo affermativo.

Per il Comune di Viareggio nel marzo scorso c'è stata quietanza di un risarcimento residuale da 200.000 euro per danno morale per il tramite della compagnia assicurativa Generali, mentre già a suo tempo era stato liquidato al municipio 2,8 milioni di euro per danno patrimoniale. La rinuncia a proseguire come parte civile è spiegata col fatto che il Comune non manterrebbe altre pretese di risarcimento nel procedimento.

Poi l'avvocato Maffei ha continuato la discussione come legale della famiglia Piagentini, in rappresentanza di Marco Piagentini e del figlio Leonardo, gli unici superstiti del nucleo familiare. Tra le 32 vittime del disastro ferroviario ci furono infatti la moglie di Marco Piagentini, Stefania Maccioni, e i figli Lorenzo e Luca di 2 e 5 anni. Marco Piagentini riportò ustioni sul 95% del corpo e ebbe una degenza di sei mesi a Padova. Anche oggi è presente in aula. L'udienza odierna è la seconda dedicata alle parti civili. 

Nella sua ricostruzione il legale di parte civile ha ricordato che in Fs anziché decidere di chiedere al Governo un maxi investimento per rinnovare la flotta dei carri ferrocisterna («Per quanto se ne sapeva - ha chiosato con forma retorica - ogni convoglio poteva perdere pezzi a qualsiasi curva...»), "preferirono affittarli all'estero", decisione che "fu colpo di genio... ma del male" e "addirittura fu articolata un'interpretazione delle leggi e dei regolamenti per cui non c'era bisogno di nessun controllo sulla manutenzione", "un espediente, una soluzione di ampi interessi e di profondità che dette a chi la decise il senso dell'essere imprenditori, menti, dirigenti, strateghi, generali comandanti nientemeno che a capo di un gruppo di aziende denominate Fs!", ma "fu una scommessa sciagurata".

Per l'avvocato Maffei la velocità dei treni merci e la mancata vigilanza sulla manutenzione dei carri fatta da società straniere costituiscono una "'culpa in vigilando' di grandissimo livello causale per tutti quanti ne sono implicati, perché i treni continuavano ad andare trasportando merci pericolose sulle stesse linee ferroviarie. E andavano tutti alla stessa velocità".

La velocità, ha detto ancora Maffei, "era aspetto nel totale dominio" degli imputati e "gli studi dicono che a 60 kmh si sarebbe salvata" la situazione "e che tra 30 e 60 kmh ci sono valori capaci di interrompere e rendere inefficace la causa dell'evento, o che non si realizzi l'evento. La velocità" più bassa "è impeditiva o comunque riduttiva, ammorbidente gli effetti dannosi", dunque da parte degli imputati occorreva "diligenza e prudenza nell'osservazione" della fisica dei "treni, che hanno masse da 5.000 tonnellate circa" per cui "dopo lo svio e il deragliamento, la massa e il suo elevato peso non sarà più sotto controllo e c'è la prospettiva di un probabile esito catastrofico. Questa è l'unica certezza che il sapere scientifico ci consegna. Dopo c'è solo la porta dell'Inferno. E dopo la porta, c'è l'Inferno e basta".

La Cassazione ha chiesto alla corte di appello di rivalutare in questo giudizio bis le condanne, a vario titolo, per i reati di disastro ferroviario, incendio e lesioni colpose mentre l'omicidio colposo è caduto con la prescrizione. Sul disastro ferroviario l'elemento della velocità dei treni merci in Italia deve essere riconsiderato nel merito.