
Una delle tante manifestazioni di protesta dei balneari contro le aste
Delusi, preocupati, spaesati. Davanti a loro c’è lo spettro di una vita intera trascorsa sul mare, trasformando lembi vuoti di arenile in strutture per il turismo, senza che un giorno arrivi un giusto riconoscimento in caso di aste e di subentro di nuovi imprenditori. I balneari versiliesi hanno reagito così all’illegittimità della legge regionale sulle aste delle concessioni, come sancito dalla Corte costituzionale. Significa che in caso di indennizzo riceveranno l’equivalente non del valore delle loro opere, ma di quanto investito negli ultimi cinque anni, come stabilito dallo Stato.
"Premesso che bisognerebbe essere dei commercialisti, trattandosi di aspetti tecnici che richiedono calcoli complessi – dice Tommaso Magnani, presidente dei balneari di Viareggio – abbiamo sempre detto che anche i criteri dello Stato sono limitativi, al pari di quelli della Regione. L’unico criterio sarebbe riconoscere il valore di mercato e di ciò che è stato fatto negli anni. Se passa di mano un’azienda fatta con soldi privati nel corso di generazioni, non c’è motivo di applicare di meno rispetto a questo valore. Sapevamo già la sorte della legge regionale perché la Corte costituzionale in passato l’aveva già dichiarata illegittima per unaquestione analoga. Prevedibile quindi che sarebbe stata bocciata, non nel merito ma nella competenza dato che ora viene lasciato campo libero allo Stato, l’unico che potrà decidere gli aspetti degli indennizzi, e quindi di incidere sulla concorrenza in caso di aste". Musi lunghi anche a Marina di Pietrasanta, con il presidente del "Consorzio mare Versilia" Francesco Verona che rivolge un pensiero soprattutto a chi investito tanto in passato e a quelli che sono ancora alle prese con i mutui. "Gli investimenti degli ultimi cinque anni, contemplati dal decreto del governo ai fini degli indennizzi – ricorda – sono pari a zero. Un conto è chi ha comprato da poco un bagno, ma il povero balneare che ha investito per una vita, e che a causa dell’incertezza non ha potuto investire negli ultimi anni perché non sapeva come sarebe andata a finire, si ritrova ad aver ammortizzato le proprie opere e ad essere un giorno sostituito senza ricevere niente come riconoscimento di quanto investito. Ora vediamo piscine, case di guardianaggio e ristoranti, ma sono investimenti fatti su una concessione dove sopra non c’era praticamente nulla. Il timore è vederli scomparire: chi subentra avrà un bene con un valore maggiore, ma chi ha creato quel valore rimane senza lavoro e tutti i soldi investiti li vede sfumare. Inoltre ci sono persone che hanno i mutui da pagare perché con la legge Centinaio del 2018-2019, che prorogava le concessioni al 2033, hanno cominciato a investire ricevendo prestiti dalle banche".
Chi non si stupisce è il consigliere regionale Massimiliano Baldini (Lega). "Sapevamo tutti, a cominciare dal presidente Giani e dall’assessore Marras, che la legge regionale 30 del 2024 era incostituzionale perché invadeva le competenze riservate allo Stato. Erano stati gli uffici legislativi della Regione a segnalarlo per primi, ma quella proposta di legge era una bandiera politica finalizzata a sostenere i balneari. Nessuna strumentalizzazione: il Pd sapeva di appropriarsi di competenze che non spettano alla Regione. Condivido le sollecitazioni della categoria per una riforma organica del settore per dare certezza giuridica alle imprese costrette a subire uno stillicidio di sentenze".
Daniele Masseglia