Strage di Viareggio, "con il treno a 60 km/h non sarebbe successo niente"

L'avvocato Dalle Luche cita i calcoli del consulente Orsini. Chiesto anche il risarcimento per i danni polmonari

Strage di Viareggio, una foto dall'alto del 30 giugno 2009 (Ansa)

Strage di Viareggio, una foto dall'alto del 30 giugno 2009 (Ansa)

Viareggio (Lucca), 5 maggio 2022 - Sentite a Firenze le parti civili nel corso del processo di appello-bis per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009. Il procedimento di secondo grado è stato disposto dalla Cassazione per il disastro che causò 32 morti, numerosi feriti e ingenti danni materiali a causa degli incendi seguiti al deragliamento del treno merci di cui esplose un vagone contente Gpl. Tra gli imputati assente l'ingegner Mauro Moretti, già ai vertici di Fs e Rfi, presente invece Michele Mario Elia, ex ad di Rete Ferroviaria Italiana.

Tra le prime parti civili che hanno discusso, due hanno chiesto risarcimenti per i gravissimi danni polmonari subiti dalla respirazione dei fumi sprigionati dall'incendio del gas; la richiesta di risarcimento formulata dall'avvocato Fabrizio Bartolini per i due suoi assistiti ammonta a più di 350mila euro ciascuno di provvisoriale; 34enni all'epoca dei fatti, un uomo e una donna, che abitavano in via porta Pietrasanta proprio vicino la ferrovia; per alcuni giorni hanno respirato passivamente i fumi proveniente dalla combustione del Gpl. Il legale ha messo in evidenza lo svilupparsi, a seguito di quell'episodio, di patologie polmonari e anomale eruzioni cutanee nei due. 

Oltre ai due già citati, altri abitanti, anch'essi vicino alla stazione di Viareggio, avrebbero sviluppato una simile patologia polmonare. Anche l'avvocato Daniele Colangelo, rappresentante di un'altra parte civile, ha chiesto un minimo di 130 mila euro per i genitori di un 21enne marocchino, Mohamed Kharboua, che si ferì nella fuga dalle fiamme che investirono via Ponchielli, la strada accanto ai binari della ferrovia dove si trovava con connazionali. Inizialmente dato per disperso, il ragazzo è stato poi ritrovatotre giorni dopo sotto choc nella pineta della Darsena di Viareggio. Secondo il suo legale, il giovane marocchino avrebbe subito un trauma a un ginocchio oltre che ripercussioni a livello psichico, inoltre, anche Colangelo ha evidenziato, come nei casi di cui sopra, i traumi polmonari nel 21enne causati dai fumi del gas respirato. 

L'ipotesi: "la strage poteva essere evitata"

Questo è quanto viene fuori dalla disquisizione dell'avvocato Gabriele Dalle Luche, anch'esso legale di alcune famiglie costituitesi parte civile, ha argomentato la sua tesi sulla possibilità di evitare la tragedia: "Se il treno merci della strage ferroviari di Viareggio avesse transitato tra le case a una velocità di 60 chilometri orari, c'è il dato incontrvertibile che tale velocità sarebbe stata misura efficace e non sarebbe successo nulla. La velocità dei convogli con merci pericolose negli abitati stabilita da Fs è uno dei punti su cui verte il processo di appello-bis, in particolare rispetto all'imputazione di disastro ferroviario. Ricordando studi e scenari conosciuti già a fine anni '90 da tutte le principali imprese ferroviarie europee". 

Ancora l'avvocato "se il treno avesse tenuto tale velocità di 60 chilometri orari essa sarebbe stata non solo protettiva, ma preventiva, perché, come hanno dimostrato i calcoli del nostro consulente Orsini, se quel treno avesse transitato a 60 km non sarebbe successo nulla perché il vagone col gas Gpl, che poi causò scoppi e incendi, non avrebbe avuto la forza cinetica per ribaltarsi".

"Fin dagli anni '90 - ha anche detto Dalle Luche - sia in Germania dove il sistema ferroviario è sempre stato molto sviluppato, sia in Europa, si ipotizzavano conseguenze catastrofiche nel trasporto ferroviario di merci pericolose in caso di deragliamento dei convogli dentro i centri abitati densamente popolati e in Germania c'era uno studio dettagliato sugli effetti delle merci pericolose, tanto che per il Gpl si parlava di un'area di impatto di 2.400 metri e con una letalità del 100 per cento".

In conclusione il legale ha sottolineato che tale "patrimonio di conoscenze era di tutte le imprese ferroviarie europee, Viareggio non è che la concretizzazione del rischio prospettato in quei documenti già a disposizione all'epoca".