
Svolti gli approfondimenti sulla salma di Maria Rita
Ci vorrà tempo, quello che serve per processare gli esami, per determinare le cause che hanno portato alla morte di Maria Rita Morrone. L’ex insegnante, originaria di Acri, deceduta ai piedi della panchina di piazza Motroni, al Campo d’Aviazione. Lì dove, per la curve che riserva il destino, si era ritrovata da mesi a dormire insieme al marito.
Nell’obitorio dell’ospedale di Lucca si è svolta ieri l’autopsia, disposta dalla Procura, e affidata al medico legale Luigi Papi, che a seguito del decesso della 65enne e ha aperto un fascicolo e indagato due medici dell’ospedale “Versilia”. Che lo scorso martedì avevano preso in cura la donna per le gravi piaghe alle gambe, arrivata con l’ambulanza al Pronto Soccorso da dove è stata dimessa in giornata. Dopo nemmeno 48 ore la morte, all’alba dello scorso giovedì. Sulla panchina diventata casa. E dove ore resta il ricordo di chi ha provato a scalfire il muro di diffidenza in cui la coppia si era rifugiata.
L’obiettivo dell’avvocato Enrico Carboni, che assiste il marito di Maria Rita, rinnovando massima fiducia nei confronti dei medici, non è accusare. "Ma provare a comprendere. Capire tutto quello che è successo, anche le ragioni per cui la donna si è lasciata andare su una panchina" spiega. E dunque ripercorrere la catena dell’assistenzia: per capire cosa manca, a tutti noi, agli enti, per evitare che queste persone si perdano per strada. E cosa è possibile fare anche per superare i loro eventuali rifiuti e le loro resistenze.