
Pietro Orlandi con il giornalista Enrico Salvadori e Annalisa Buselli (villa Bertelli)
Verità e giustizia. Due parole che riassumono la battaglia di familiari e Comitato vittime della strage ferroviaria di Viareggio ma si tratta di due termini che sono stati evocati a lungo anche da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela la cittadina vaticana scomparsa poco più che quindicenne 42 anni fa a Roma e mai ritrovata. Il caso di Emanuela non è mai finito nel dimenticatoio grazie alle battaglie, alla caparbietà alla determinazione di Pietro che vuol sapere una volta per tutte la verità sicuramente scomoda per il Vaticano che in questi anni, al pari della Procura della repubblica di Roma e di coloro che si sono occupati dell’inchiesta, non è voluto andare a fondo negli accertamenti.
Ma ora potrebbe esserci una svolta: due fascicoli, di cui uno totalmente inedito, potrebbero far luce sulla vicenda di Emanuela e lo ha detto il fratello ospite domenica sera del cartellone degli incontri estivi di villa Bertelli a Forte dei Marmi. Un appuntamento di grande successo che ha fatto registrare il tutto esaurito, con oltre 200 persone presenti. Rispondendo alle domande del giornalista Enrico Salvadori che conduce i talk show, Pietro ha parlato di un dossier intitolato "Emanuela Orlandi", che sarebbe giacente nell’archivio riservato dello IOR, la banca vaticana. "Ad averlo confidato e poi confermato - ha detto Pietro Orlandi - ci sono un prelato e un laico che hanno parlato con me ma che non si conoscono fra loro e quindi non possono aver concordato una versione comune. Il documento è depositato in una zona dell’archivio della banca vaticana a cui hanno accesso pochissimi autorizzati".
L’altro fascicolo, più datato ma comunque fondamentale per i contenuti che custodisce, è quello che dal 2013 è stato per un periodo sulla scrivania dell’allora Papa Ratzinger e di cui era a conoscenza anche Paolo Gabriele, il maggiordomo-assistente di Benedetto XVI poi deceduto. "Che esistesse questo dossier lo sapeva anche l’allora comandante della gendarmeria vaticana Domenico Giani – dice Orlandi – che aveva informato pure Alessandro Diddi, promotore di Giustizia del Vaticano. "Giani era terrorizzato che circolassero copie di questo fascicolo e - ha spiegato ancora Pietro Orlandi - non si fidava di Paolo Gabriele pensando che lui potesse aver fotocopiato il documento. A Diddi e anche a me - ha spiegato Orlandi - Giani disse che, se gli organi di informazione fossero venuti in possesso di quel documento, sarebbe stata una catastrofe. Diddi ha ammesso di avere il fascicolo ma ha detto pubblicamente che non è ancora il tempo per divulgarlo. E quanto bisogna ancora aspettare?".
L’incontro di villa Bertelli si è chiuso con un appello di Pietro Orlandi: "Ho già richiesto più volte un incontro con il nuovo Papa Prevost e spero che Leone XIV mi riceva e mi ascolti perché un suo intervento potrebbe essere decisivo per arrivare alla definitiva verità e avere giustizia. Papa Francesco, come il suo predecessore Ratzinger, non ha mai voluto parlare con noi del nostro dramma e neanche impegnarsi per svelare finalmente tutti i misteri che circondano la scomparsa nel nulla di mia sorella. Io continuo a sostenere che in questa drammatica vicenda Emanuela sia stata usata per ricattare qualcuno molto in alto, probabilmente del Vaticano".
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