GUALTIERO STRATA
Cronaca

Da Lucca a Nagasaki. La storia di Fred Olivi

Ottanta anni fa il co-pilota con sangue versiliese sganciava l’atomica. Madre di Corsanico e padre lucchese, il suo nome resta legato al disastro.

9 agosto 1945 – 9 agosto 2025. Ottanta anni dalla bomba atomica su Nagasaki, anniversario del catastrofico evento che vide co-protagonista anche il tenente Fred Olivi, figlio di Primitiva Simonini di Corsanico e di Adorno, originario di Lucca. Ci fu dunque un figlio della Versilia in quella terribile missione che, tre giorni dopo Hiroshima, segnò la fine definitiva della seconda guerra mondiale. Olivi era il giovane co-pilota del B29 Superfortress Bockskar che trasportava Fat Man (nome in codice della bomba che conteneva 6,4 kg di plutonio 239). L’infernale detonazione causò 40mila morti all’istante e fino a 74mila entro la fine del 1945. Un ricercatore di quei periodi storici è Gianni Giampaoli, autore del libro "La scoperta dell’atomo".

Come si colloca la figura di Fred Olivi nel contesto politico–militare che interessò Hiroshima e Nagasaki?

"Del ragazzo nato a Pullman, Chicago, Illinois nel 1922, poi pilota militare per missioni speciali, non si sapeva quasi nulla. Il suo destino lo portò a far parte del segretissimo gruppo di piloti selezionati per compiere la missione del bombardamento atomico sul Giappone. Fu Alberto Angela che durante un suo viaggio in America per preparare un documentario su Hiroshima e Nagasaki, scoprì la storia di Fred Olivi che consegnò ad Angela il libro da lui scritto: “Nagasaki per scelta o per forza” con l’impegno di pubblicarlo soltanto dopo la sua morte, avvenuta l’8 aprile del 2004”.

Cosa rappresentava quel tragico racconto?

"Il libro è la testimonianza diretta espressa da chi compì la tremenda impresa dell’annientamento di una intera città mediante l’impiego della nuova arma messa a punto dopo anni di ricerche e di applicazioni, che trasformarono principi teorici in una terribile arma di distruzione di massa. Dopo ottanta anni, per ogni valutazione circa il giudizio sull’impiego della nuclear weapon, possiamo rifarci ai comunicati di personaggi del governo giapponese dell’ala pacifista, fautori della necessità di accettare la resa". Da parte sua lo stesso Olivi dichiarò che: "Eravamo stati avvertiti anche di tutte le possibili conseguenze: ma questo era l’unico modo per far finire la guerra". E così alle 12.01 del 9 agosto 1945 apparvero dal nulla “mille soli su Nagasaki”: un disastro indicibile causato da 15–20 mila tonnellate di tritolo piovuti dal cielo sulla popolazione. Una strategia che nonostante il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, continua sempre oggi, e che vede anche l’Italia, secondo fonti non ufficiali, continuare ad ospitare bombe atomiche americane operative.

Walter Strata