Marina di Pietrasanta, 6 agosto 2025 – Un fiume di bandiere della Palstina e di striscioni, un tamburo che non ha smesso mai di rullare, oltre 150 attivisti che hanno scandito cori per la Palestina e contro il Governo, accusato di essere "complice del genocidio a Gaza". Quello di ieri è stato un pomeriggio caldo per il lungomare di Fiumetto, scenario del sit-in promosso per contestare la presenza al "Caffè" della Versiliana del vicepremier, ministro degli esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani.

Con inevitabili momenti di tensione visto che i manifestanti hanno bloccato a più riprese il vialone per gridare la loro rabbia e sensibilizzare gli automobilisti fermi in coda. Alcuni di loro hanno risposto alzando il pollice, altri non l’hanno presa bene e hanno suonato il clacson. Una protesta contro la protesta, in pratica. Fino agli spintoni quando alcuni manifestanti hanno provato a sfondare il cordone della polizia che ha impedito agli attivisti di varcare il cancello della Versiliana lato lungomare.
Tante le "anime" di una protesta che ha visto la presenza di attivisti di Pietrasanta, Viareggio, Massa, Lucca, Campi Bisenzio. Spiccano le bandiere del Collettivo Marco Giannelli, Spi-Cgil, Collettivo di iniziativa popolare San Concordio e Potere al popolo. Nel frattempo Tajani entra in Versiliana: un attivista di Massa, il noto docente, scrittore e musicista Marco Rovelli, riesce ad entrare e si rivolge al ministro dicendogli "Siete complici dei genocidi, vi dovete vergognare". La polizia lo allontana, poi Tajani si dirige al cancello per rispondergli ma a quel punto l’attivista era già stato accompagnato fuori e quindi i due non si sono più potuti parlare.
Il ministro sale così sul palco del "Caffè" e parla a ruota libera su Gaza. Rispondendo subito ai manifestanti rimasti sul lungomare. "Non mi fanno paura: dico sempre quello che penso. In Medio Oriente – sottolinea – siamo sul filo del rasoio, ma l’Italia è sempre stata dalla parte della pace e del diritto internazionale. Per questo siamo contrari a qualsiasi tipo di insediamento israeliano in Cisgiordania e contro la deportazione dei palestinesi in altri paesi arabi. Tutto questo mina l’obiettivo dei due popoli, due stati. Attenzione, però: prima di riconoscere uno stato bisogna costruire quello stato, e oggi la Palestina non lo è. Esistono solo la Cisgiordania e Gaza che è sotto il controllo dei terroristi di Hamas, coloro che hanno causato questa guerra uccidendo 1.500 civili e che si fanno scudo del proprio popolo per far la guerra a Israele. Bisogna riunificare queste due anime – conclude – e costruire lo stato della Palestina. Dalla Giordania stanno entrando tonnellate di beni alimentari acquistati dall’Italia".
Daniele Masseglia