
Il presidio delle «Donne in nero», movimento nato a Gerusalemme nel 1988
Una bandiera, quella palestinese, e una teoria di cartelli a comporre un messaggio: "Cessate il fuoco". La tragedia che si sta consumando a Gaza non lascia indifferente il Forum per la pace versiliese. Ieri mattina, a prendere posizione contro la guerra è stato il movimento delle "Donne in nero": a guidare il presidio Ersilia Raffaelli, presidente della Casa delle Donne di Viareggio.
"Ogni 15 giorni ci ritroviamo per il presidio delle ’Donne in nero’ – racconta Raffaelli – che si riferisce a una pratica di tanti anni fa, originata grazie al fatto che le donne palestinesi e israeliane si sono incontrate per dire basta alla guerra. Era l’epoca della prima Intifada, nel 1988, e nacque questo gruppo che abbiamo sempre seguito. Oggi, in una situazione di disastro come quella che stiamo vivendo, non è possibile stare a guardare la guerra che arriva, e arriverà anche qua. Ad oggi è presente in più di cinquanta Paesi nel mondo: una cosa tremenda. E in particolare, naturalmente, c’è il discorso relativo a Gaza: per questo vogliamo essere qui ogni 15 giorni, con l’obiettivo di far uscire le persone dall’indifferenza. Abbiamo bisogno degli altri e delle altre e si può fare qualcosa se ognuno, a partire da sé, mette in campo la propria indignazione, la propria ribellione. Con questo spirito domani (oggi per chi legge; ndr) parteciperemo, come Casa delle Donne e ’Donne in nero’, al corteo ’Ultimo giorno di Gaza: stop al genocidio’".
Una manifestazione organizzata rapidamente, di fronte alle notizie sempre più allarmanti che arrivano dalla striscia di Gaza. L’appuntamento è per oggi alle 18 alla Chiesina del Porto. "Come Forum della Pace abbiamo deciso di mettere in piedi questa manifestazione, quasi dall’oggi al domani, perché la situazione è tale che non si può stare zitti – spiegano gli organizzatori –; c’è una complicità dei nostri governi e noi non ci vogliamo stare. Non in nostro nome. Speriamo di essere tanti e tante perché solo in questo modo si può incidere: come Forum, e dunque con la partecipazione di tutte le associazioni, facciamo parte anche della campagna per dire ’no’ ai prodotti israeliani nei supermercati: ci sembrava che fosse il modo più concreto di incidere. Si tratta di una forma di protesta non violenta che si ispira al Bds (acronimo per ’boicottaggio, disinvestimento e sanzioni; ndr), perché la gente possa incidere dal basso in modo concreto. Basta: non si può sopportare di essere complici. Le persone sono contro i massacri e le guerre ma le persone, oggi, si sentono impotenti".
Daniele Mannocchi