REDAZIONE VIAREGGIO

Rabbia contro la sentenza per l'incidente di Cecchi. "Ale è morto di nuovo"

I genitori affidano ai social il loro grido disperazione verso la giustizia

Gigi Cecchi abbraccia il suo Alessandro

Viareggio, 25 marzo 2021 - L’esito del primo grado di giudizio li ha talmente spiazzati che non sono riusciti a trattenere la propria rabbia, anzi. Luigi e Serena Cecchi si sono affidati al proprio social per “urlare” il loro diniego alla sentenza che ha stabilito che non ci fu responsabilità da parte della giovane conducente di macchina con cui andò a sbattere, in motorino, il loro adorato Alessandro quel maledetto 27 settembre 2018.

"Oggi - scrivono i genitori - non crediamo più nella giustizia perché questa sentenza irricevibile ci ha fatto capire che essa non esiste e ci domandiamo come possa esser possibile continuare a vivere - proseguono - con la coscienza così pesante. Avevamo perdonato ma da oggi sentiamo nel cuore un dolore più atroce di quello provato quel maledetto giorno perché è come se il nostro Ale fosse morto una seconda volta. Mai una parola, un segno, il niente più assoluto".

Luigi e Serena attaccano frontalmente anche chi ha testimoniato (testimonianza chiave della difesa per smontare la tesi della procura). "E’ stata presa in considerazione - scrivono ancora - una testimonianza venuta fuori dopo mesi e che consideriamo non attendibile nella maniera più assoluta. Al riguardo avremmo tantissime cose da dire e non si può ma che è una vergogna lo possiamo dire e per questo valuteremo la possibilità di appellarci. Adesso però abbiamo bisogno di tempo per pensare perché noi non ce la facciamo più a rivangare quei maledetti giorni per il troppo dolore".

Nel tentativo di mandare un messaggio distensivo alla famiglia Cecchi, l’avvocato Gionata Bonuccelli che tutela l’investitrice insieme al collega Marco Taddei ricorda che "la perdita di Alessandro è stata anche la perdita di una comunità intera e rimane la vera tragedia di questa tragica vicenda. La sentenza di assoluzione non cancella il dramma che si è consumato nella nostra Viareggio, impedisce soltanto che ad ingiustizia si sommi altra ingiustizia. Perché la sentenza di un Tribunale narra che la nostra assistita non ha colpe agli occhi della legge, eppure ha trovato in se stessa un Giudice severissimo la cui clemenza è di là da venire. Ed in questo senso – prosegue – oggi più di ieri, esprime la propria vicinanza a tutti coloro i quali quel giorno hanno perso un amico, un cugino, un figlio, un pezzo di futuro. Nella consapevolezza che il dolore è un sentimento che parla la lingua del silenzio".