REDAZIONE VIAREGGIO

Incidente di Ale Cecchi Gup: assolta l’investitrice

Recepita in Tribunale la ricostruzione della difesa. La testimonianza chiave di un’automobilista ferma in colonna e superata dallo scooter della vittima

Quell’impatto fatale non fu dovuto alla responsabilità della conducente dell’auto. Ieri il gup Alessandro Trinci ha assolto con formula piena la farmacista viareggina che il 27 settembre 2018 fu coinvolta nell’incidente in cui perse la vita Alessandro Cecchi di 27 anni. Una tragedia che sconvolse la città: Alessandro, ragazzone amatissimo, era infatti figlio dell’ex calciatore del Viareggio Gigi, e nipote dell’indimenticata Fauzia titolare dell’omonima pasticceria in Passeggiata. Era l’ora di pranzo quando Cecchi, a bordo di uno scooter Honda nero, percorrendo la via Nicola Pisano, impattò frontalmente contro la Toyota Yaris condotta dalla farmacista, che stava svoltando in via Volpi. Ieri nel corso del rito abbreviato, l’avvocato Marco Taddei legale difensore della donna, attraverso la proiezione di un video della dinamica elaborata da un ingegnere di Massa, ha ribaltato l’impianto accusatorio della procura. In sostanza la farmacista non tagliò la strada al Cecchi che, procedendo in scooter ad alta velocità, non potè notare la colonna di auto ferme per permettere alla donna di svoltare. Una verità processuale emersa grazie a una teste ’chiave’ individuata da un’agenzia investigativa, che ha azzerato la posizione della procura per la quale Cecchi stava viaggiando in direzione Torre del Lago al centro della carreggiata sgombra.

"Dopo quel tragico incidente – racconta l’avvocato Taddei – abbiamo avuto sentore dai commenti sui social e dai residenti che le cose erano andate diversamente. Grazie a un investigatore privato siamo così riusciti a trovare un’automobilista che ha spiegato l’esatta dinamica: lei era alla guida della quarta auto della colonna che si era formata per permettere alla Yaris di girare in via Volpi. Ha raccontato di aver visto arrivare il motorino ’a velocità smodata’ che superava le auto sulla destra, in uno strettissimo corridoio che si era creato tra l’uscita a raso delle abitazioni e la fila di auto ferme. Tra l’altro la signora ha aggiunto di aver avuto paura che si trattasse di suo figlio uscito da scuola, così ha guardato l’orologio: erano le 13,37 precise. Questo ha permesso di confutare intera ricostruzione e i punti d’urto sono stati oggetto di un attento studio da parte di un ingegnere di Massa che, in base ai danni, ha evinto che il Cecchi viaggiava a 75 chilometri orari in un corridoio di 1,20 metri. La teste ha anche ricordato come le auto davanti alla sua fossero di grandi dimensioni, riducendo lo spazio di visibilità. Comparando velocità e ingombro dei veicoli, il tecnico ha concluso che Alessandro Cecchi e la mia assistita si sono visti 0,3 secondi prima dell’impatto. Che, quindi, fu inevitabile visto che il tempo per realizzare una situazione di pericolo, e quindi frenare, è di almeno 1 secondo".

Francesca Navari