MICHELE NUCCI
Cronaca

Treni, sale la protesta: "Tornare alla linea lenta sarebbe un disastro"

Umbria e Toscana unite contro RfI: sotto accusa le modifiche da fine 2025. Per i convogli regionali sarà vietato viaggiare sulla Direttissima.

Francesco De Rebotti, assessore. alla mobilità e ai trasporti

Francesco De Rebotti, assessore. alla mobilità e ai trasporti

E’ inderogabile la necessità di risolvere le gravi criticità che riguardano i servizi ferroviari delle regioni Toscana e Umbria ma che interessano pure, principalmente, quelli del nord del Lazio e delle Marche con una richiesta urgente di revisione e mantenimento dell’attuale modello di esercizio e apertura tavolo di confronto. Si esprime, con la massima fermezza, la più profonda e crescente preoccupazione in merito alle nuove disposizioni.

In particolare, sotto “accusa” è l’eliminazione, a partire dal 2026, della deroga che consente la circolazione sulla linea Direttissima Firenze-Roma ai treni viaggiatori con velocità di 160 km/h, imponendo di fatto il limite generalizzato dei 200 km/h.

"Tale prescrizione, che anticiperebbe al 1° gennaio 2026 il divieto per i treni regionali di utilizzare la linea DD e passare quindi alla linea lenta, e che secondo recenti comunicazioni di Rfi potrebbe addirittura essere anticipata a dicembre 2025, - spiegano gli assessori Stefano Baccelli e Francesco De Rebotti - assume per le nostre regioni connotati di inaccettabile criticità, con impatti socialmente ed economicamente insostenibili. Pertanto si chiede l’immediata sospensione della delibera oltre all’apertura di un tavolo di confronto tra Ministero, Rfi e regioni interessate".

"Le conseguenze dell’applicazione indiscriminata di tali disposizioni sarebbero particolarmente severe e diffuse per i nostri territori. In primo luogo, si assisterebbe alla vanificazione di ingenti investimenti pubblici". La Regione Umbria, ad esempio, ha investito circa 175 milioni di euro per l’acquisto di 12 nuovi elettrotreni specificamente attrezzati con Ertms e capaci di viaggiare a 200 km/h; ma questi nuovi mezzi entreranno in attività per il 2026 e questi investimenti rischiano di essere vanificati con un ingente spreco di risorse pubbliche e creerebbe la paradossale situazione di ricevere treni moderni senza poterli utilizzare sulla linea per cui sono stati pensati, con remote possibilità di recuperare le tracce in futuro. Simile situazione vive la Regione Toscana.

In secondo luogo, verrebbe compromesso il diritto alla mobilità con un grave impatto sociale.

"Il dirottamento dei servizi regionali sulla linea convenzionale lenta – spiegano sempre Baccelli e De Rebotti - comporta un drastico aumento dei tempi di percorrenza per i collegamenti verso Roma e Firenze. Questo penalizza gravemente i pendolari, lavoratori e studenti, che quotidianamente utilizzano tali servizi, oltre chi raggiunge l’Umbria e la Toscana per altri motivi". Insomma assisteremmo a un ritorno all’isolamento infrastrutturale per le regioni del centro Italia. Tra i gravi problemi derivanti da questa scelta i disagi significativi, già sperimentati in passato che incentiverebbero l’aumento del ricorso al mezzo privato, in palese contrasto con gli obiettivi di sostenibilità ambientale. Poi un peggioramento degli standard di servizio e un aumento degli oneri economici per gli utenti; alcuni utenti potrebbero essere costretti a utilizzare, laddove possibile, i più costosi servizi AV (Frecciarossa/Italo) per mantenere tempi di viaggio accettabili, con un ingiustificato aggravio di spesa a loro carico. "Per questo - concludono i due assessori - daremo appuntamento, insieme alle Anci regionali, agli enti locali e ai pendolari per sabato mattina prossimo a Orvieto per condividere lo stato profondo disagio".