
Romano Pesavento, presidente del Coordinamento. docenti. dei diritti umani
Andare oltre la mera cronaca per comprendere cosa ci sia dietro. Fa discutere la rissa scoppiata a Trestina nei giorni scorsi tra due gruppi di ragazzi tra i 16 e i 20 anni, ultima di una serie che ha interessato Città di Castello anche a giugno e a luglio. A intervenire sull’ennesimo episodio di violenza gratuita, il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani che parla di "inaudita aggressività" e di una scena per che per la sua dinamica - sassate vetrine distrutte, sangue, urla - "ha lasciato la comunità attonita e spaventata". Romano Pesavento, presidente Cnddu, invita alla riflessione: "Dietro la cronaca, c’è qualcosa di più profondo da non ignorare. Di fronte al moltiplicarsi di episodi simili occorre interrogarsi non solo su come punire, ma anche sul perché tutto ciò accade". "Le nuove generazioni – è l’analisi del docente – crescono in un contesto in cui l’identità è spesso fragile, costruita su modelli sociali aggressivi, sul bisogno di ’apparire forti’, in assenza di strumenti per sentirsi riconosciuti. Quando la scuola non è spazio di relazione autentica, quando la comunità perde la sua funzione educativa, quando gli adulti smettono di essere riferimenti credibili, allora il gruppo si chiude, diventa branco, si difende colpendo".
Il Cnddu denuncia un disagio giovanile ormai sistemico, frutto di solitudine, di mancanza di ascolto e vuoto educativo. Una povertà relazionale, affettiva, culturale che non può essere affrontata con la sola repressione la ma per la quale serve un impegno educativo profondo, quotidiano. Da qui l’appello di Pesavento alla scuola, che deve essere "un presidio di umanità" e che deve attuare percorsi in cui "l’educazione ai diritti umani non sia materia astratta, ma esperienza concreta". "Introdurre, sostenere e sviluppare percorsi stabili di educazione ai diritti umani all’interno della scuola è oggi una priorità civile" – ribadisce Pesavento – che stigmatizza "interventi frammentari o occasioni isolate", chiedendo un "patto educativo nuovo, capace di coinvolgere la scuola, le famiglie, i servizi sociali, le associazioni, il territorio". "Ogni giovane che lancia un sasso – conclude il Cnddu – sta facendo, spesso senza saperlo, domande: "mi vedi?" "chi sono per te?". Riuscire a raccoglierle prima che si trasformino in ferite, è il compito più urgente che una comunità possa assumersi".
Pa.Ip.