Morto a 17 anni dopo la chemio, "Alex non era affetto da angiodisplasia". Depositata in tribunale un’altra perizia

Un primario di radiologia interventistica certifica che il ragazzo è morto per le conseguenze dovute alla mucosite chemioindotta. Stefano ed Elena Mazzoni si sono rivolti alla Procura di Firenze

Alex Mazzoni, morto a diciassette anni

Alex Mazzoni, morto a diciassette anni

Perugia, 17 aprile 2024 – Una nuova perizia depositata in tribunale a sostegno dell’opposizione all’archiviazione dell’indagine sulla morte di Alex Mazzoni, il 17enne deceduto in ospedale a Perugia dopo alcuni cicli di chemioterapia.

Un perizia che potrebbe avere esiti dirompenti. Il documento depositato dall’avvocato che assiste Stefano Mazzoni, il papà di Alex, è firmato dal direttore del reparto di Diagnostica per immagini di un ospedale marchigiano. E dal documento emerge che il diciasettenne, contrariamente a quanto sostenuto dai periti del giudice, non era affetto da angiodisplasia.

Un passo indietro. Alex era stato ricoverato in ospedale per curare una leucemia linfoblastica a cellule B. Erano i primi di febbraio del 2020. Sono seguiti quattro cicli di chemioterapia, nel corso dei quali si erano presentati sanguinamenti all’intestino. Finché il povero Alex è morto, l’11 marzo di quattro anni fa.

Poco prima del decesso, il 17enne era stato sottoposto ad angiotac e scintigrafia. Da questi esami sarebbe emersa l’angiodisplasia, una mattia genetica che “indebolisce“ i vasi sanguigni dell’intestino che avrebbe “concorso“ a causare il decesso di Alex, secondo i periti del giudice. Ma i genitori non si sono accontentati: "Abbiamo autorizzato il nostro avvocato a richiedere i dischetti con le immagini degli esami a cui è stato sottoposto Alex all’ospedale di Perugia – raccontano Stefano ed Elena Mazzoni –. Il nostro legale li ha poi fatti avere a un noto primario radiologo interventista che li ha analizzati.

È emerso che Alex non aveva un’angiodisplasia genitica, ma una fortissima mucosite chemioindotta che gli ha procurato le ulcere e le emorragie che gli sono state fatali. Il perito ha potuto anche individuare il punto dal quale sono partite".

Secondo la famiglia di Alex, quindi, la causa della morte del 17enne sarebbe da ravvisarsi, alla luce di questa ultima perizia, nella mucosite chemioindotta, con la ripresa di cicli di chemioterapia che hanno determinato il sanguinamento da cui è derivata la morte.

Ma i genitori di Alex hanno anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Firenze e alla Procura generale presso la Corte d’Appello di Firenze. "Abbiamo raccontato quanto accaduto – dicono Elena e Stefano –: ovvero che l’autopsia di Alex è stata fatta dieci giorni dopo il decesso e che non si capiva da dove fosse partita l’emorragia che è stata fatale perché il corpo era in decomposizione. Nell’esposto raccontiamo anche che gli esiti di quell’autopsia sono emersi dopo quasi un anno e dopo numerosi solleciti del nostro legale. Siamo amareggiati e stanchi. Dobbiamo sopportare la dolorosissima assenza di nostro figlio e, almeno, vogliamo sapere con certezza cosa è accaduto, perché è morto. Non ci fermeremo mai, finché non verrà fuori la verità. Per Alex. E per la giustizia".

AnnA