Alex, morto a 17 anni. La rabbia dei genitori "Vi raccontiamo il suo calvario. Ecco cosa è successo"

Il ragazzo è deceduto in ospedale dopo quattro cicli di chemioterapie. "Quelle emorragie non erano normali. Ora ci dicono che, forse, era una malattia genetica. Noi vogliamo la verità, non ipotesi"

Alex Mazzoni

Alex Mazzoni

Perugia, 28 gennaio 2024 – «Quello che diciamo è tutto documentato, chiunque può accertarsene. Noi, però, abbiamo bisogno di verità e giustizia, non possiamo più andare avanti così". È l’appello, l’ennesimo, di Stefano ed Elena Mazzoni, i genitori di Alex, morto in ospedale a 17 anni e mezzo, dopo alcuni cicli di chemioterapia.

In corso c’è un iter giudiziario: dopo la richiesta di archiviazione, il gip ha disposto nuovi accertamenti e ora deve decidere se rinviare gli atti alla Procura. Mamma e papà di Alex non si danno pace. In un post su Facebook, Stefano racconta la storia di suo figlio Alex, giorno per giorno, dolore dopo dolore. "È stato ricoverato a Perugia per una leucemia linfoblastica a cellule B, che non è quella fulminante, vogliamo precisare, ma è una leucemia delle più leggere tanto che non doveva fare neanche il trapianto del midollo. Sono iniziate le cure con il cortisone per una settimana, poi hanno fatto di nuovo il prelievo del midollo che è risultato quasi pulito da cellule tumorali. Sono iniziate le chemioterapie: la prima fatta il 19 febbraio 2020. Circa tre giorni dopo iniziano i primi sanguinamenti intestinali. Poi la seconda chemio, il 24 febbraio: i sanguinamenti intestinali peggiorano".

«Alle lamentele continue da parte nostra e di Alex – racconta ancora Stefano – ci hanno risposto che era normale, che sicuramente erano delle piccole ulcere che vengono alla fine dell’intestino, ma che non dovevamo preoccuparci più di tanto. Il 27 febbraio viene fatta la terza chemioterapia e i sanguinamenti peggiorano ancora. Per curare queste presunte ulcere gli somministrano numerose sacche di sangue e plasma che dovrebbero servire a cicatrizzarle. Abbiamo mostrato le nostre perplessità e ci hanno risposto sempre la stessa cosa. Nel frattempo arrivano i primi sintomi della mucosite, un’infiammazione fortissima che curano con degli antidolorifici. Il 3 marzo Alex perde tantissimo sangue da spaventarci veramente, sia noi che lui. Alle nostre lamentele il 6 marzo fanno una rettoscopia, analizzando gli ultimi 10 centimetri di intestino, dicendoci che erano quelle piccole ulcere che pensavano. Forse, se avessero fatto una colonscopia più profonda, avrebbero visto tutte le ulcere che nostro figlio aveva più in alto. Procedono con la quarta chemio, il 7 marzo, nonostante noi non fossimo convinti. Tutto peggiora".

«Il 9 marzo Alex perde sangue massivamente e allora procedono con la scintigrafia per provare a chiudere tutte quelle ulcere con delle grappette, ma Alex ormai era un colapasta. Nostro figlio muore tra atroci dolori l’11 marzo. Fanno l’autopsia dopo 10 giorni dicendoci che non c’era una stanza disponibile, il medico legale la deposita dopo quasi un anno: per questo ritardo abbiamo depositato una denuncia ai carabinieri e un esposto al giudice : racconta Stefano –. Poi, trenta giorni dopo, arriva la richiesta di archiviazione per decadenza dei termini. Adesso dopo numerosissime perizie ematologiche e medico-legali effettuate da noi, che parlano di imperizia e imprudenza ci rispondono con una sola perizia sostenendo che forse, forse, forse Alex aveva una malattia genetica. No, non ci stiamo: noi vogliamo la verità", è l’appello disperato dei genitori di Alex.

AnnA