"Vogliamo risposte certe". Alex, l’appello dei genitori

Il ragazzo morì a 17 anni in ospedale dopo un mese di ricovero e quattro cicli di chemioterapia. "Non si chiuda il caso senza chiarire tutti i dubbi".

È un appello pacato, per questo ancor più commovente e più fermo. Elena e Stefano Mazzoni sono i genitori di Alex, il ragazzo morto l’11 marzo del 2020, a 17 anni, in ospedale dopo un mese di ricovero e quattro cicli di chemioterapia. Tornano a chiedere che sulla tragedia che si è abbattuta sulla loro famiglia venga fatta chiarezza, affinché siano date risposte certe, senza che restino dubbi. La Procura aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta e la famiglia di Alex si era opposta, portando nuovi accertamenti: il caso era stato riaperto. Il giudice aveva così disposto una nuova perizia, nominando suoi consulenti. Perizia che è stata depositata e che verrà discussa il 18 dicembre, quando il caso di Alex Mazzoni tornerà in aula.

"Non possiamo rischiare che ora tutto venga chiuso di nuovo, che l’indagine venga archiviata – dice papà Stefano –. Dalla perizia che è stata fatta fare dal giudice, a nostro parere, non c’è una risposta certa. Nostro figlio aveva diciassette anni, aveva tutta la vita davanti e perciò speriamo nel giudice, che capisca che non si può chiudere tutto quando ancora restano dubbi. Siamo molto fiduciosi nella magistratura. Ma abbiamo bisogno di verità e certezze". Il diciassettenne era stato ricoverato il 10 febbraio per una leucemia linfoblastica acuta a cellule B. Quattro cicli di chemioterapia, poi il decesso a un mese quasi esatto: l’11 marzo. Ci sono otto medici indagati: la Procura vuole capire se ci siano responsabilità nella morte del ragazzo, se le scelte riguardanti le terapie somministrate ad Alex fossero tutte corrette. Ed è quello che vogliono anche i genitori del 17enne. "Caro Alex – scrive Stefano sulla sua pagina Facebook –, noi non molliamo".