
Perugia, folla davanti alla stazione di Fontivegge fino al parcheggio di piazzale Umbria Jazz. Bandiere della Palestina, striscioni contro il riarmo.
L’autista dell’autobus imbocca la rotatoria davanti alla questura e suona il clacson. Uno, due volte. Si capisce che non sta protestando o chiedendo strada. Mette un braccio fuori dal finestrino e incoraggia il corteo. I ragazzi delle scuole e dell’università, i lavoratori e le famiglie con i passeggini applaudono alla solidarietà a una causa che, ieri mattina, ha portato un migliaio di persone per le strade di Perugia, come è avvenuto in molte altre città italiane nel giorno dello sciopero generale proclamato dall’Usb e da alcune associazioni studentesche.
Dalla stazione di Fontivegge fino al parcheggio di piazzale Umbria Jazz, un nutrito corteo si è mosso per bloccare la città, per ribadire la contrarietà al genocidio in atto a Gaza e contestare le politiche del governo nazionale che, è stato ribadito, poco fa e poco dice su quanto avviene in Medio Oriente. Il corteo, che fa una prima tappa in via del Tabacchificio, nei pressi del deposito di Umbria Mobilità, per poi proseguire oltre la questura fino al terminal del minimetrò, è colorato e trasversale. A prevalere, ovviamente, i colori della bandiera palestinese e quelle dei partiti che hanno aderito, come Potere al Popolo e Rifondazione comunista, poi le associazioni studentesche Osa e Cambiare rotta.
Lo animano manifestanti di varie generazioni, dagli studenti, medi e universitari, ai docenti, ai lavoratori, alcuni con le divise addosso, famiglie con il passeggino e genitori con i bambini per mano o sulle spalle. "Palestina libera" riecheggia accompagnato dal martellare delle percussioni. Dalle auto che, piano piano si rimettono in moto, ci si unisce al coro. Manifestazione pacifica e partecipata, un tassello di una mobilitazione che non si ferma. Tra gli appuntamenti in programma, lunedì prossimo al cinema Mèlies, dalle 18, l’incontro "Palestina, non si può più attendere".