ALBERTO CECCONI
Cronaca

"Legittima la Comunanza agraria". Al capolinea un lungo contenzioso

La Comunanza agraria Appennino gualdese è un ente legittimo. Lo ha stabilito la sentenza del commissario agli usi civici per...

La Comunanza agraria Appennino gualdese è un ente legittimo. Lo ha stabilito la sentenza del commissario agli usi civici per...

La Comunanza agraria Appennino gualdese è un ente legittimo. Lo ha stabilito la sentenza del commissario agli usi civici per...

La Comunanza agraria Appennino gualdese è un ente legittimo. Lo ha stabilito la sentenza del commissario agli usi civici per Lazio, Umbria e Toscana. Si chiude così un lungo, complesso contenzioso iniziato nel 2013, e che ha visto opposta la Comunanza Agraria al Comune di Gualdo Tadino, alla Regione Umbria e all’Università degli uomini di Boschetto, Gaifana e Colsantangelo. La decisione del commissario Antonio Perinelli riconosce definitivamente la proprietà collettiva di svariate centinaia di ettari di terreno censiti nel catasto comunale, affermandone la titolarità della Comunanza: tra questi sono presenti i campi da tennis di San Guido, il ristorante Terrazza di San Guido, il rifugio di Monte Maggio, il laghetto di Valsorda e tanti altri terreni di montagna. Alcuni appezzamenti sono riconosciuti in promiscuità con la collettività di Nocera Umbra.

Nadia Monacelli (nella foto), la presidente della Comunanza, che ha guidato i cda nella difficile ricostituzione, dice: "Abbiamo combattuto con determinazione, fondando le nostre richieste su atti storici, acquisizioni formali e il diritto dei naturali di Gualdo Tadino. Questa sentenza ristabilisce la verità e protegge il patrimonio di una collettività intera, di oggi e di domani"; ringraziati gli utenti del monte, i consiglieri dei vari cda e quanti hanno sostenuta la Comunanza, aggiunge: "Questa vittoria non è solo giuridica: è un passo avanti nella tutela ambientale, storica e culturale delle terre comuni, riaffermando il principio di autogoverno sancito dalla Costituzione e dalle norme sui domini collettivi".

Alberto Cecconi