
Il suicidio assistito della giornalista. La lettera: devono decidere i malati. .
di Luca Fiorucci
"Alla fine ci sei riuscita eh? Ci sei riuscita". Laura le amiche non le sentiva più da qualche giorno. Aveva cominciato, piano piano, senza annunciarlo, a salutare un po’ tutti. I volti e i luoghi a lei più cari. In silenzio, arrivata a ottenere quello che era necessario per accedere al fine vita a casa sua, mentre decideva quando sarebbe stato, si portava avanti con un saluto, collettivo, ma privato. Poi sabato ha spento il cellulare. Laura Santi, giornalista cinquantenne, da 25 anni malata di sclerosi multipla, ridotta sulla sedia a rotelle da una malattia in stato notevolmente avanzato che le aveva lasciato l’utilizzo di una sola mano, se ne è andata lunedì mattina, qualche minuto prima di mezzogiorno. Le amiche l’hanno rivista nella camera ardente, aperta da ieri fino a oggi pomeriggio, nella sua , dove è riuscita a morire come voleva lei, dopo circa due anni e mezzo di battaglia legale per veder riconosciuto il suo diritto ad accedere al percorso per il fine vita. Un diritto che, a giugno, ha visto affermarsi.
Dopo una lunga serie di ricorsi ed esposti, tanto per la mancata applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che per delle rilevate inadempienze a livello locale, l’Usl Umbria 1 aveva indicato farmaco e modalità della somministrazione. Il tassello che le mancava per non andare in una clinica svizzera, dove per tre volte si era fatta riservare un posto per dire addio alle sofferenze permanenti a cui era costretta. E per tre volte, quella prenotazione il marito Stefano l’aveva disdetta perché arrivavano segnali, anche piccoli, che il suo diritto potesse essere riconosciuto. E così è avvenuto.
Laura Santi se ne è andata come desiderava, da una, come ripeteva, che "ha amato la vita". Ieri mattina l’annuncio dell’Associazione Luca Coscioni di cui era consigliera. E le amiche sono potute andare a salutarla: "Finalmente è serena" commentano davanti al feretro. "Laura Santi, 50enne perugina, è morta a casa sua, a ieri 21 luglio, a seguito della auto-somministrazione di un farmaco letale. Accanto a lei, suo marito Stefano, che le è sempre stato vicino anche negli ultimi anni di battaglia sul fine vita. Dopo anni di progressione di malattia e dopo l’ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili. Affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, la giornalista aveva avuto il via libera dalla sua Asl di riferimento il mese scorso dopo due anni e mezzo dalla sua richiesta per l’accesso al suicidio assistito e un lungo percorso giudiziario. Il farmaco e la strumentazione necessaria sono stati forniti dall’azienda sanitaria, mentre il personale medico e infermieristico che l’ha assistita nella procedura è stato attivato su base volontaria".
Così l’associazione ha annunciato la morte di Laura, rendendo pubblica una sua lettera: "La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro. Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi. Sì, questo ve lo chiedo, ricordatemi. E nel ricordarmi non vi stancate mai di combattere. Vi prego, non vi rassegnate mai. Lo so, lo so che lo fate già, però non vi rassegnate mai. Non vi stancate mai, anche quando le battaglie sembrano veramente invincibili". Oggi alle 17.30 è prevista la cerimonia civile per darle l’ultimo saluto.