
Il presidente della Corte dei Conti della Regione Umbria, Antonello Colosimo
I gruppi consiliari di Lega, Partito Democratico e Misto della passata legislatura, non vogliono saperne di restituire i soldi pubblici che la Sezione controllo della Corte dei Conti ha chiesto loro. E per questo si sono rivolti alla Sezione riunita in Speciale composizione (sempre della Corte dei Conti) a cui hanno presentato ricorso per far valere le proprie ragioni. E che dovrebbe decidere nelle prossime settimane.
La vicenda è, come detto, accaduta nella scorsa legislatura, quando il presidente della Sezione controllo, Antonello Colosimo, chiese nella fattispecie all’allora gruppo della Lega 54mila euro, al Pd 6.100 euro e al Gruppo misto (consigliera Donatella Porzi) poiché ritenne che furono spesi in maniera irregolare. Il capitolo più importante riguarda il Carroccio che licenziò nel 2022 uno dei suoi collaboratori che era stato assunto con aveva un rapporto di lavoro a tempo determinato.
"Occasionalmente" mi sono occupato "di questioni personali del presidente del gruppo (Stefano Pastorelli, passato poi ad aprile 2024 a Forza Italia, ndr) come acquisto e recapito di un’automobile – raccontò il collaboratore -, gestendo le pratiche relative da sbrigare al Pra; spedire raccomandate personali" oppure "della chiusura di un allaccio alla luce elettrica; di inviare moduli per la richiesta di presidi medici; effettuare ricariche telefoniche per uno dei figli del presidente". Il giovane si rivolese alla Sezione Lavoro del Tribunale Civile in quanto riteneva ’illegittimo’ il provvedimento preso nei suoi confronti e alla fine la questione fu risolta con una transazione novativa in sede di conciliazione.
Il nodo però è che le spese ‘non ammissibili’ per la Corte dei Conti sono proprio quelle con cui la Lega ha risarcito il ‘portaborse’, pagato i relativi contributi previdenziali e un avvocato per far fronte alla questione. C’è poi per la Lega il mistero di due Iphone ‘spariti’ nel nulla: "La documentazione agli atti non dà conto delle ragioni per le quali il dichiarato smaltimento sia stato effettuato autonomamente e non si sia, invece, proceduto secondo le disposizioni che prevedono che ’i beni non più idonei all’uso sono affidati all’Assemblea legislativa’".
Meno complesse le viudende di Pd e Misto, con la contestazione che i fondi pubblici a disposizione dei gruppi consiliari furono spesi per fare campagna elettorale e non per gli scopi a cui sono destinati. Si rileva – scriveva il presidente – come non vi sia sempre un riferimento ad attività espletate nell’interesse del Gruppo consiliare o per le iniziative del Gruppo riconducibili ad attribuzioni dell’Assemblea legislativa".
Vedremo se quei soldi – già spesi – verranno restituiti al bilancio di Palazzo Cesaroni.
Michele Nucci