MICHELE NUCCI
Cronaca

C’era una volta l’artigiano. In 10 anni persi oltre 8mila addetti. È il secondo peggior risultato d’Italia

I dati della Cgia di Mestre su un settore dove si registrano scarso ricambio generazionale e invecchiamento degli addetti. Abitudini dei consumatori e commercio elettronico hanno fatto il resto.

In Umbria il settore artigiano è in caduta libera secondo Cgia di Mestre

In Umbria il settore artigiano è in caduta libera secondo Cgia di Mestre

Negli ultimi 10 anni il numero degli artigiani presenti nella nostra regione ha subìto un crollo verticale di oltre 8mila unità e questo fa sì che l’Umbria sia la seconda peggior realtà italiana. Se nel 2014 si contavano ben 30.877 imprese artigiane, l’anno scorso la platea è scesa a 22.571 (-26,9 per cento), confermando un trend che dura purtroppo va avanti da più di dieci anni. A rilevarlo la Cgia di Mestre che ha elaborato i dati Inps e che afferma con grande preoccupazione "che in due lustri un artigiano su quattro ha gettato la spugna". E anche nell’ultimo anno la contrazione è stata importante: tra il 2024 e il 2023 il numero è sceso di 1.303 unità (-5,5 per cento da 23.874 a 22.571), con la riduzione che ha interessato tutte le regioni d’Italia, nessuna esclusa e che piazza l’Umbria soltanto dietro alla Marche (-6,7).

Fotografando le diverse realtà si nota come tra il 2024 e il 2023 la provincia d’Italia che ha subito la contrazione più importante del numero di artigiani è stata Ancona con il -9,4 per cento (in valore assoluto pari a -1.254 persone). Seguono Ravenna e Ascoli Piceno entrambe con il -7,9 per cento. Se la provincia romagnola ha subito una riduzione di 952 artigiani, quella marchigiana di 535. Al quarto posto scorgiamo Rimini con il -6,9 per cento (-835) e al quinto, a pari merito, Terni e Reggio Emilia con il -6,8 per cento. Se nel capoluogo provinciale ternano si sono perse 384 unità, in quello emiliano 1.464. A Perugia il calo è stato di 919 artigiani, pari a un meno 5 per cento. Percentuali che spiegano il crollo verticale umbro. Le diminuzioni più contenute, invece, hanno interessato quasi esclusivamente le province del Mezzogiorno. Le meno colpite sono state Crotone e Ragusa ambedue con il -2,7 per cento. Se la realtà calabrese ha visto scendere lo stock di artigiani di 78 unità, quella siciliana di 164.

Secondo la Cgia di Mestre tra le cause di questo fenomeno ci sono "l’invecchiamento progressivo della popolazione artigiana, provocato in particolar modo anche da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata nei decenni scorsi dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni in particolare dal commercio elettronico, il peso della burocrazia, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali. Una parte della "responsabilità", comunque, è ascrivibile anche ai consumatori - continua l’associazione - che in questi ultimi tempi hanno cambiato radicalmente il modo di fare gli acquisti, sposando la cultura dell’usa e getta, preferendo il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile fatto su misura sono ormai un vecchio ricordo; il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on-line o preso dallo scaffale di un grande magazzino".