Pietro Alessandro Guglielmi. Tra genio musicale e sregolatezza. L’artista in voga caduto nell’oblio

Il compositore massese ha lasciato un’impronta importante nel settore italiano della seconda metà del ’700. La città gli ha intitolato un teatro e due lapidi nella casa natale di piazza della Conca. Una corale ha il suo nome.

Pietro Alessandro Guglielmi. Tra genio musicale e sregolatezza. L’artista in voga caduto nell’oblio

Pietro Alessandro Guglielmi. Tra genio musicale e sregolatezza. L’artista in voga caduto nell’oblio

Nel suo tempo si è fatto conoscere e apprezzare per il suo lavoro, era destinato a lasciare un’impronta nella musica italiana della seconda metà del ‘700, ma dopo un ventennio dalla morte è caduto nell’oblio. Meno nella sua città natale che gli ha intitolato il teatro, che ha posto due lapidi nella casa natale di piazza della Conca, nella sua città dove c’è anche una corale nata negli anni ’60 del ‘900 e che dal 1972 porta il suo nome. E’ Pietro Alessandro Guglielmi, musicista massese, napoletano di adozione, compositore di musica teatrale, strumentale e sacra, una produzione vastissima e che solo approssimativamente e per difetto, può essere valutata in oltre 130 composizioni. Guglielmi nasce nel 1728 e respira musica fin da piccolo perchè il padre Marco Antonio, detto Jacopo, è maestro di cappella e direttore del teatro dei duchi Cybo, mentre lo zio Domenico Pietro (che secondo alcune fonti sarebbe il fratello e non lo zio) è organista del duomo di Massa.

Guglielmi resta orfano del padre in giovanissima età, ha un carattere piuttosto vivace e discolo ma in città è notato dopo avere presentato una piccola farsa da lui scritta all’età di 16 anni, nel 1744. Impensabile studiare in una Massa spenta e alle prese con difficoltà economiche, quindi è inviato a studiare a Lucca e all’età di 18 anni è al conservatorio di Santa Maria di Loreto in Napoli, all’epoca il massimo della tradizione operistica. All’ombra del Vesuvio resta una decina di anni ed è qui che nel 1757 inizia la sua attività di compositore con “Lo Solachienello ‘mbroglione” una commedia in musica in dialetto napoletano. Le tre opere successive (“Il filosofo burlatto” del 1758, “La moglie imperiosa” del 1759 e “L’Ottavio” del 1760) gli regalano la fama e Guglielmi diventa un autore alla moda. Scrive musica con grande facilità: teatrale nel periodo partenopeo (35 opere serie e 55 opere buffe, oltre ad altra musica varia), strumentale nel periodo londinese (17 opere sinfoniche e 12 da camera), musica sacra a Roma (messe, parti di messe, mottetti, inni, sequenze, magnificat, orazioni, salmi, antifone, offertori).

Carattere imprevedibile e irascibile, pronto al litigio e pare anche al duello per questioni di donne, che sono il suo punto debole. Donne che da lui sono attratte, nonostante un paio di orecchie fuori ordinanza che cerca di nascondere dietro le parrucche dell’epoca. Tornato in Italia compone musica per vari teatri: Torino, Milano, Venezia. In laguna trova moglie nel 1766, la giovane cantante lirica Lelia Acchiappati e a fine anno la coppia si trasferisce a Londra dove i musicisti sono più apprezzati e meglio pagati. Lì resteranno fino al 1772, Guglielmi scrive musica strumentale mentre le sue ormai 12 opere teatrali sono rappresentate in molti teatri e le sue musiche riscuotono successo anche all’estero, come in Germania e in Polonia.

Nel 1773 è nuovamente a Massa dove compone opere teatrali che rappresenta in molte città italiane, ma nel 1776 decide di trasferirsi nuovamente a Napoli, sua seconda città, ma soprattutto una delle piazze più prestigiose del melodramma italiano, dove resterà per 17 anni. Il 1777 è l’anno del fiasco di Roma con l’opera “Artaserse”, mentre nel 1779 a Napoli è nominato maestro di cappella della Nobile Accademia di Dame e Cavalieri, carica molto prestigiosa. Nel 1783 finisce il matrimonio con Lelia Acchiappati, i due si separano ma ci sono strascichi per il mantenimento dei cinque figli. Una disputa dai toni assai feroci con altri due musicisti (Giovanni Paisiello era rientrato a Napoli dai trionfi in Russia, mostrando una certa ingratitudine verso il Guglielmi che lo aveva aiutato a muovere i primi passi in gioventù; e Domenico Cimarosa, più giovane di entrambi ma molto agguerrito) richiede l’intervento personale del re Ferdinando IV. Nel 1793 Guglielmi è nominato maestro della cappella Giulia in san Pietro a Roma, e nel 1797 anche di maestro di cappella di san Lorenzo in Lucina, sempre a Roma. Muore a Roma nel 1804 dove è sepolto nella chiesa di santo Stefano in Pesciula.

Maurizio Munda