MASSIMO MERLUZZI
Eventi e fiere

Dall’Azzurro alla gioia del Palio. Bonamini, l’asso che ha vinto la prima edizione femminile

Protagonista per tanti anni nel canottaggio, nel 1995 ha partecipato alla disfida remiera. Da insegnante del Cardarelli ha promosso l’organizzazione della gara tra le scolaresche. .

Protagonista per tanti anni nel canottaggio, nel 1995 ha partecipato alla disfida remiera. Da insegnante del Cardarelli ha promosso l’organizzazione della gara tra le scolaresche. .

Protagonista per tanti anni nel canottaggio, nel 1995 ha partecipato alla disfida remiera. Da insegnante del Cardarelli ha promosso l’organizzazione della gara tra le scolaresche. .

Nel suo ricco palmares brillano tante vittorie ottenute in competizioni importanti, fino ai campionati nazionali. E spiccano anche convocazioni con la maglia azzurra della nazionale di canottaggio per la specialità sedile mobile. Ma, ironia della sorte, il momento di massima notorietà sportiva in città, che l’ha fatta diventare un volto conosciutissimo, non soltanto tra gli addetti ai lavori, è arrivato quando ha vinto il Palio del Golfo. Quella di 30 anni fa è stata un’edizione davvero speciale, che ha dato il via alla rivoluzione. La manifestazione tipicamente maschile sia per la classe senior che junior infatti schierò per la prima volta in acqua anche le imbarcazioni femminili. La professoressa Alessandra Bonamini, insegnante Isef all’istituto superiore cittadino Cardarelli, oltre a essere stata una grande interprete della disciplina del canottaggio e vincitrice del primo Palio femminile è anche la promotrice della prima edizione che ha visto protagoniste del Palio le scuole superiori cittadine. E’ insegnante all’istituto scolastico cittadino Cardarelli e membro del Panathlon, oltre che della storica società Velocior. Il sodalizio con il quale ha gareggiato fin da piccola.

Come le è venuta l’idea di portare in barca i ragazzi delle scuole?

"E’ nato tutto dopo un primo contatto che abbiamo avuto a marzo con il Comune per arricchire di iniziative il Centenario. I tempi erano comunque molto ristretti, ma siamo riusciti a fare un buon lavoro. Avevo già preso parte con la scuola alla gara del gozzo ligure che si svolge a Genova, esperienza alla quale ha preso parte quest’anno anche l’istituto nautico con una propria imbarcazione".

L’obiettivo dell’iniziativa?

"Sicuramente quello di trasmettere il valore della tradizione e creare il senso di appartenenza. La scuola tra le varie funzioni educative e formative deve avere anche questa".

Che cosa rappresenta per lei il Palio?

"Se vogliamo ironizzare, dico sempre che nella mia carriera agonistica sono riuscita a ottenere buoni risultati. Però quando a 30 anni ho vinto la prima edizione del Palio femminile la mia popolarità è esplosa. E se ci pensiamo bene è davvero incredibile".

Cosa ricorda di quell’estate del 1995?

"Mi ha chiamato la borgata di Fossamastra per partecipare alla prima edizione della gara femminile. Ero la più esperta, avendo alle spalle una carriera nel mondo del canottaggio. E così, insieme alle compagne Cristiana, Cristina e Nadia, abbiamo vinto".

Quanto è stata importante la sua carriera e l’esperienza nell’approccio al Palio?

"Io sono sempre stata un’agonista e nello sport a certi livelli non è importante partecipare ma si deve puntare al risultato più importante. Quindi, quando ho accettato, avevo l’obiettivo del successo. Infatti successivamente quando per impegni professionali, familiari, di scuola e palestra ho dovuto rallentare gli allenamenti, ho lasciato la competizione. Non mi andava semplicemente di partecipare a un evento così importante, sapendo che non avrei avuto la possibilità di vincerlo. La partecipazione è bella, ci mancherebbe, ma quando sei un protagonista del Palio non puoi permetterti di prenderlo alla leggera".

Il Palio fa parte della sua vita?

"Sono spezzina e quindi ho sempre vissuto questo evento, anche perché ho iniziato con il canottaggio a dieci anni insieme a Alessandra Borio. Ma non ho mai tifato per una borgata in particolare. Ho vinto con il Fossamastra, ma nel mio cuore c’è il Palio in generale".

E ancora adesso è così?

"Certamente, lo seguo perché fa parte di quelle tradizioni che caratterizzano un territorio. Non a caso sarebbe molto importante riuscire a farlo diventare un progetto fisso nelle scuole. I ragazzi si avvicinerebbero ulteriormente non soltanto alla pratica ma anche all’ambiente e alla sua storia fatta di sacrificio ma anche di forti legami. Credo che ci riusciremo perché la scuola deve promuovere la partecipazione".

Lei, agonista pura, come si approccia con i ragazzi che si affacciano a questo sport nuovo?

"In questo caso l’esperimento fa parte del percorso scolastico. Quindi l’importante è il messaggio che si lancia. la scuola deve mettere insieme tutti. E comunque si deve insegnare anche a perdere. Accettare la sconfitta significa prepararsi alla vittoria".

Ha un progetto oppure un sogno per le prossime edizioni?

"Oltre ad allargare la partecipazione a tutte le scuole superiori vorrei riuscire a mettere nella stessa imbarcazione due ragazzi disabili insieme a due vogatori più esperti. Sarebbe fantastico riuscire a creare questa simbiosi".