L’"archeologo" dei film. Orsucci, una collezione di oltre 10mila opere. Migliaia di locandine

Sua la selezione di manifesti esposti alla casermetta dei Balestrieri in occasione della mostra di Lions Club Lucca Host e Lucchesi nel Mondo.

L’"archeologo" dei film. Orsucci, una collezione di oltre 10mila opere. Migliaia di locandine

L’"archeologo" dei film. Orsucci, una collezione di oltre 10mila opere. Migliaia di locandine

Possiede una delle più vaste ed importanti collezioni di manifesti e locandine di cinema, ma anche di colonne sonore e materiali riguardanti la musica da film. Per Alessandro Orsucci, lucchese, classe ’61, il suo è più di un semplice hobby.

La sua passione – nata da bambino, davanti ai vecchi film visti in tv in compagnia del padre – si sviluppa negli anni ’70: si interessa al mondo dell’hi-fi e comincia a collezionare dischi in vinile. E da quel momento non si ferma più.

Orsucci, quali i suoi punti di interesse?

"Il cinema italiano dagli anni ‘30 agli anni ‘90, i classici del cinema Usa e il genere Noir. Dispongo di una delle più complete collezioni su Ennio Morricone, sul Neorealismo, sui titoli prodotti dalla Mgm, oltre a monografie dedicate a Totò, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni e ai più importanti registi e compositori della storia del cinema italiano. Tutto materiale originale d’epoca, che dal 2008 in poi ha costituito la documentazione per varie iniziative e mostre dedicate ai principali protagonisti e ai generi più acclamati del nostro cinema".

Chissà quante locandine dei fim sono passate sotto i suoi occhi?

"La mia collezione privata è composta per la maggior parte da locandine, che una volta venivano appese non solo nei cinema, ma anche nelle barberie, negozi etc. e che, una volta usate, venivano irrimediabilmente cestinate".

Un mondo lontano diremmo oggi?

"Beh, consideri che all’epoca uscivano nelle sale anche 40-50 film a settimana. Questo portava a disegnare e produrre un gran numero di bozzetti per la pubblicità del film. La funzione degli affissi era quella di raccontare una storia a chi li guardasse. Per connotare il genere del film, bastava l’introduzione di un semplice particolare. Si disegnava una pistola per il Noir, le sbarre per il poliziesco, la spada per il film avventuroso, un indumento intimo per il Sexy, etc. Il pubblico deve riconoscere il genere di un film al primo sguardo".

Come funzionava?

"Dal bozzetto nasceva il manifesto che prima di andare in tipografia ed essere stampato e poi affisso sui muri, doveva essere autorizzato dal capo ufficio stampa della case di produzione. Noi appassionati collezionisti siamo una sorta di archeologi dedicati all’opera di ricerca, restauro e conservazione di essi".

Laura Sartini